Emanuela Nava
Editoriale scienza, 2007, 85 p.
Euro 13,90 ; Età: da 13 anni
Un nuovo titolo si aggiunge alla bella collana di Editoriale Scienza dedicata alle donne e al loro apporto ai saperi. Questa volta è Emanuela Nava a raccontarci la vita di Vandana Shiva, personaggio unico nel panorama internazionale e in quello contradditorio dell’India, paese che si dibatte tra uno sviluppo accelerato, una millenaria cultura, una persistente povertà. Chi è Vandana Shiva? Alcuni la ricordano come la donna che ha spinto le altre donne ad abbracciare gli alberi per impedirne l’abbattimento. Altri la reputano la fondatrice della moderna scienza di una ecologia sociale.
Vandana Shiva è tutto ciò. Nata ai piedi dell’Hymalaia, là dove le foreste appartengono alle donne, cresce in una famiglia progressista ma attenta alle tradizioni. Il padre cuce vestiti per tutta la famiglia con una vecchia Singer verde dismessa dall’ormai anziano sarto del paese. È un hobby che lo porta a tagliare e cucire solo con tessuti naturali, niente nylon, solo il bel cotone indiano. Da piccola, Vandana assiste alla caccia alla tigre che minaccia il suo villaggio. Da adolescente, sulla scrivania, tiene una figura di terracotta di Albert Einstein accanto a quella del dio Ganesh. Da adulta si laurea in fisica quantistica, dopo aver studiato all’estero. Per una donna indiana, tradizionalmente oppressa, è un bel salto che le potrebbe spalancare le porte delle migliori università straniere. Ma Vandana Shiva segue un’altra strada. Decide di restare in India e di lottare per il suo paese.
In un colloquio immaginario con l’amica di studi, la californiana Susan, emerge lo scontro tra due concenzioni. Susan, da convinta sostenitrice delle potenzialità del modello di sviluppo occidentale, vorrebbe redimere il Terzo Mondo, Vandana pensa che il progresso posso realizzarsi solo nel rispetto della natura e delle tradizioni. Vandana sa che il contadino indiano non può avere con la sua terra un rapporto di sfruttamento ma solo di reciprocità. La tradizione insegna che i semi per coltivare sono un dono da preservare. Sono anche un dono augurale che si scambiano le donne: 9 semi come sono 9 i pianeti. L’ecologista indiana decide di raccogliere i semi che da secoli garantiscono una dieta equilibrata alle famiglie contadine. Crea una banca dei semi anche per contrastare l’assalto delle monoculture. La chiama Navdanya che in indù vuol dire 9 semi ma anche nuovo dono. Alle biotecnolgie oppone la biodiversità, ben prima che questi temi diventassero oggetto di dibattito mondiale, una lungimiranza sollecitata anche dalla cultura indiana dove la stessa parola “kal” indica ieri e domani, il passato e il futuro.
Sulle orme di Gandhi è un libro che insegna, al pari di altri titoli della collana “lampi di genio” come il sapere femminile si costruisca con grande fatica, sforzo, dedizione e come talvolta dia frutti davvero preziosi.
Vichi De Marchi
(da LiBeR 77)