La straordinaria invenzione di Hugo Cabret
Brian Selznick
trad. di F. Paracchini
Mondadori, 2007, 542 p.
€ 18,00; Età: da 12 anni
Alla fine di questo inatteso romanzo ci si accorge di essere stati suggestionati e affascinati da tre elementi narrativi diversi: cinema, immagini, parole.
L’autore, infatti, riesce a mantenere sempre i tre diversi linguaggi in un preciso intransigente equilibrio. Le pagine iniziali sono rappresentate da una serie di immagini che consentono al lettore di prendere confidenza con la storia che l’autore propone: bisogna “leggerle” con attenzione, altrimenti non ci rendiamo conto di chi è il protagonista, dell’ambiente in cui si muove e di come agisce. Hugo ha dodici anni e vive agli inizi del 1930 a Parigi, nella grande stazione ferroviaria, in un piccolo appartamento in cui è rimasto solo dopo la morte dello zio che lo aveva accolto dopo la perdita suoi genitori. Lo zio aveva l’incarico di curare ogni giorno trentadue orologi della stazione, tutti situati nella parte alta dell’edificio. Gli orologi devono permettere che il pubblico dei viaggiatori abbia la possibilità di conoscere l’ora alzando lo sguardo. Guai se un orologio segna ore e minuti in modo diverso da un altro: la precisione degli orari ferroviari ne avrebbe un danno irreparabile.
Alla morte dello zio, Hugo deve prendere una decisione immediata perché, se lascia trapelare la notizia, i dirigenti della stazione lo manderanno subito in orfanotrofio, dove ha il terrore di essere rinchiuso. Allora sceglie di non dire nulla e di proseguire il lavoro dello zio di controllo degli orologi. Ci riesce con molta fatica ma in modo perfetto.
La storia ci porterà a conoscere l’atmosfera del cinema muto alla fine del 1800 e di uno dei suoi principali artefici che, ormai anziano, entrerà nel romanzo come un personaggio fondamentale.
Sulla copertina del volume c’è indicato che questo è “il primo libro in cui le parole illustrano le immagini”. È un’affermazione imprecisa: le parole hanno una loro funzione narrativa e le immagini sono sullo stesso piano, nessuno dei due linguaggi sovrasta l’altro. L’integrazione è rigorosamente precisa. Le illustrazioni del volume hanno l’impronta inequivocabile del cinema: primi piani, campi lunghi e medi, sequenze , dissolvenze, panoramiche. La straordinaria invenzione di Hugo Cabret è un libro positivamente provocatorio che può indurre alla lettura i ragazzi che hanno scarsa dimestichezza con i libri.
Roberto Denti
(da LiBeR 77)