Emanuela Da Ros
Feltrinelli, 2007, p. 148
(Feltrinelli Kids. Il gatto nero)
€ 10,00 ; Età: da 8 anni
Sperare, sognare, desiderare che un segreto si avveri, è una magia importante per i bambini che vivono nel libro Io voglio scritto da Emanuela Da Ros.
L’erba voglio non cresce nel giardino del re, ma l’albero “voglio” cresce in tutti i parchi pubblici per l’autrice di questo piccolo ma significativo romanzo per l’infanzia.
È l’albero che abita il parco il personaggio principale del racconto, e per i piccoli diventa il custode dei desideri, delle paure, delle speranze e delle difficoltà che devono affrontare.
L’albero come simbolo di crescita concede la possibilità di guarire, di cambiare, di passare verso un altro mondo per vivere l’infanzia senza il timore di spingersi oltre.
Il rito di guarigione dei bambini nei Pirenei catalani era svolto attorno a un grande albero che aveva un foro nel tronco, così il fanciullo per guarire era fatto passare per un numero di volte ben precise attraverso la fenditura. Questa testimonianza, raccolta dal sociologo Jean-Luise Olive, arricchisce di sapore il libro d’Emanuela Da Ros. Con questa singolare storia, l’autrice vuole far emergere il forte legame che unisce l’infanzia all’elemento naturale, fonte primaria dell’esperienza viva e dinamica, che illumina gli occhi d’ogni bambino.
La verità raccolta nel libro Io voglio, è la vita dei bambini che abitano le numerose città del mondo, che si trovano a vivere prevalentemente in piccoli appartamenti con un solo genitore come Gioia, o che vivono in ambienti tristi e sofferenti come la casa di Simone e Serena.
Così, per i piccoli delle grandi metropoli non rimane che chiedere aiuto al grande albero del parco pubblico, e scrivere una lettera è il modo per comunicare con la madre natura, protettrice di tutte le sue creature.
I piccoli protagonisti si affidano al grande albero, senza timore di mostrare la loro vera essenza: così, Eugenio racconta la sua timidezza; Simone svela con le letterine la sua dislessia e la paura che lo unisce alla sorella Serena nel vivere in una famiglia disagiata; Gioia scrive i suoi sensi di colpa e infine, Tatiana spera in una festa miracolosa che guarisca tutti gli invitati.
La festa di Tatiana è il rito da compiere, per sciogliere i destini ingarbugliati dei protagonisti del libro e come allora anche oggi è indispensabile un luogo aperto dove c’è un grande albero, con una fessura nel tronco e tanto verde, dove correre e saltare insieme agli altri e diventare grandi.
Lara Rocchetta
(da LiBeR 76)