L’autore americano John David Anderson scrive, in una postfazione a questo romanzo, che si tratta di un libro “silenzioso” e che, in quanto tale, molto più difficile da scrivere. In accordo con l’opinione dell’autore, credo si possa anche aggiungere che gli aspetti che lo rendono soft sono le dinamiche di ascolto e di attenzione che intercorrono tra adulti e ragazzi adolescenti, i quali cercano di tracciare sentieri comunicativi creando neologismi, onomatopee, gestualità.
Miss Bixby parla con franchezza ai suoi alunni quando rivela che non riuscirà a portarli alla fine dell’anno causa il suo stato di salute ma promette loro una festa di saluto con pic-nic all’aperto, musica, patate fritte e cheesecake. I tre protagonisti, Topher, Steve e Brand, venuti a conoscenza del suo imminente trasferimento in un ospedale fuori città, organizzano un’uscita dalla scuola all’insaputa dei genitori e vanno a farle visita avendo cura di procurare tutto ciò che aveva desiderato. Il tragitto si rivela pieno di imprevisti ma una volta arrivati all’ospedale trovano un’insegnante provata fisicamente dalla malattia ma ancora capace di ascoltarli e di essere con loro per leggere le ultime venti pagine del romanzo Lo Hobbit. In questo edificio di carta, le porte rimangono aperte al lettore per ascoltare gli inquilini e leggere con loro le pagine di un romanzo, non per chiudere il libro ma per aprirsi a una nuova visione della vita condotta dall’attenzione per gli altri, dalle premure, da tanti ingredienti “silenziosi” che fanno di un adulto un essere capace di educare.
Adolfina De Marco
(da LiBeR 118)
L’ultima lezione di Miss Bixby
John David Anderson
Mondadori, 2017, 252 p.
(I grandi)
€ 16,00 ; Età: da 10 anni