Occhio ai pirati
David Long, ill. di Harry Bloom
L’Ippocampo, 2017, 48 p.
€ 19,90 ; Età: da 6 anni
Olivier Levasseur portava una benda nera su un occhio che aveva perso in combattimento ed era solito aggredire le vittime come un rapace, per questo fu soprannominato “la Buse”, la poiana. Black Bart, che depredò più di quattrocento navi, indossava invece un cappello con una piuma rossa e aveva sempre una catena d’oro al collo con una grossa croce di brillanti.
ggi questi nomi sono sconosciuti ai più ma un tempo, quando il trasporto delle merci e delle persone avveniva prevalentemente via mare, essi incutevano terrore a chi navigava. A loro, ai pirati e alle loro colleghe donne, le piratesse Anne Bonny e Mary Read, che in abiti maschili solcavano i mari caraibici, è dedicato Occhio ai pirati di David Long e Harry Bloom. Il libro ha il grande pregio di far conoscere ai bambini questo universo usando l’esca dell’immersione totale nella lettura delle immagini: l’osservazione con la lente d’ingrandimento. Propedeutica del gioco al “chi cerca trova”, essa consente al lettore di reperire una miriade di tasselli informativi, tantissime notizie che nell’insieme ricompongono un mondo di sicuro fascino per i lettori di ogni età.
Grandi illustrazioni ricche di particolari descritti con minuzia sono il motivo conduttore dell’opera. Esse sono introdotte da una scheda scritta che comunica il contenuto, il nucleo informativo del capitolo. Ne “La vita di bordo” per esempio sappiamo che la quotidianità di un pirata era molto dura, esisteva un codice da rispettare che proibiva persino il barare nel gioco delle carte, mentre “Mercanti in alto mare” ci dice che i pirati non solo rubavano l’oro, l’argento e le pietre preziose ma anche tante altri merci di valore come le spezie o le erbe aromatiche. Le schede a loro volta sono corredate dall’invito esplicito a trovare 10 elementi illustrati nella pagina.
Ne risulta un viaggio avvincente, un vero e proprio gioco alla scoperta di una cultura scandagliata in ogni suo aspetto. Come sottolineano le pagine finali della pubblicazione che riportano “il gergo del pirata dalla A alla Z” e un glossario, bussola indispensabile cui far riferimento. Concludendo siamo in presenza di una divulgazione scanzonata e attenta che merita di trovare un posto nelle biblioteche per bambini e ragazzi.
Francesca Brunetti
(da LiBeR 118)