Il mio cuore in briciole
Charlotte Moundlic, ill. di Olivier Tallec
Il libro con gli stivali, 2017, 33 p.
€ 13,50 ; Età: da 6 anni
Da grandi tutto è più facile, non solo perché abbiamo dimenticato quel che ci ricorda per sempre il più piccolo dei principi, ma soprattutto perché abbiamo appreso alla perfezione l'arte della dissimulazione. Ci impappiniamo con più disinvoltura, e a denti stretti riusciamo persino a ridere delle nostre imbranataggini. Ma quando si è piccoli, quando ogni giorno è una scalata verso cime nascoste, la situazione si fa veramente complicata. È quel che accade a Michele, che inizia la seconda elementare con buoni propositi, ma senza il suo vecchio compagno di banco.
Tornare a scuola sarà per questo motivo un po' triste: se poi ci si mette la maestra ad assegnare immediatamente un nuovo compagno di banco, che è una femmina, la frittata è fatta.
Non sarà per nulla facile per Miguel, ribattezzato così dalla sua nuova amica, accettare di avere come compagna di banco una femmina, ma le sorprese non si faranno attendere e presto quelli che si prospettavano come i giorni più brutti della sua carriera scolastica diventeranno, come ci è anticipato nel sottotitolo “i più bei giorni della mia vita”.
Charlotte Moundlic, direttrice artistica di Père Castor, racconta l'infanzia senza minimizzarne le emozioni e le paure che l'attraversano. Racconta i bambini, e le loro mamme impiccione, e dei bambini anche le cattiverie, insomma le sue sono storie che accadono, racconta infatti pensieri e situazioni della realtà quotidiana senza per questo diventare né banale, né scontata. Racconta senza moralismi cosa significa per i bambini conoscersi e diventare amici senza l'ossessione di difendere e distinguere origini e provenienze: se il couscous piace a Malik, il suo amico francese, diviene il suo piatto preferito (la cucina è sempre stata un perfetto mediatore culturale). E anche se la mamma farà subito osservare che il couscous non è un piatto tipico francese, Miguel gli risponderà che lo è “visto che Malik è francese e che è la specialità di suo papà”.
Caspita, ma non sarà che lo Ius soli in molti libri per bambini è già passato? E, chissà, forse nel nostro parlamento i signori politici non sono riusciti a farne una norma di civiltà perché evidentemente non frequentano né i bambini, né i loro libri.
Agata Diakoviez
(da LiBeR 118)