Quando cambia il modo di leggere e di scrivere, cambiano anche le forme più consolidate per trasmettere agli altri (o a se stessi) le proprie idee e i propri pensieri. E non c’è forse nessuna forma letteraria (o para-letteraria) che, nell’epoca della cosiddetta rivoluzione digitale, abbia subito una mutazione pari a quella del diario. Il diario segreto, inteso come un quaderno o un taccuino in cui si annotano pensieri, riflessioni, sogni, speranze, rigorosamente legati alla fruizione o (ri)lettura personale, non esiste più. Non solo perché ha mutato forma, lasciando sul terreno le sembianze di scrigno del tesoro variamente difeso dalla curiosità altrui, ma perché ha subito un vero e proprio ribaltamento di senso. Nel suo diario Anna Frank raccontava la sua vita a un'amica fittizia cui aveva dato il nome di Kitty. A lei scrive tra l’altro: “Ho molta paura che tutti coloro che mi conoscono come sono sempre, debbano scoprire che ho anche un altro lato, un lato più bello e migliore. Ho paura che mi beffino, che mi trovino ridicola e sentimentale, che non mi prendano sul serio. Sono abituata a non essere presa sul serio, ma soltanto l’Anna ‘leggera’ v’è abituata e lo può sopportare, l’Anna ‘più grave’ è troppo debole e non ci resisterebbe.” Chi oggi scrive più in solitudine, vergando parole sui fogli di un quaderno di cui solo lui (o lei) ha la chiave? Chi cerca, attraverso il diario, la scoperta di un “silenzio interiore”, “la parte più profonda di sé”, che costituirà, per chi lo scrive, il fondamento dell’incontro con gli altri? I primi elementi a scomparire sono stati la dimensione temporale e il carattere processuale della scrittura del diario, non tanto rispetto alla vita quotidiana, quanto nei confronti di un formarsi graduale della personalità.
Il diario dell’era digitale è una rappresentazione di sé rivolta immediatamente agli altri. Nasce come costruzione artificiale, cosciente, anzi alla ricerca quasi spasmodica, del giudizio (e dell’approvazione) degli altri. Rischiando di perdere così uno degli elementi essenziali del diario come lo abbiamo conosciuto finora: la ricerca di sé attraverso il racconto della propria esperienza interiore. Che viene sostituita dall’affermazione di sé attraverso la narrazione mitica (o nelle intenzioni, mitopoietica) di ciò che si vorrebbe essere. Del resto lo stesso meccanismo è riscontrabile nell’omologo del diario, declinato per immagini, che è il selfie. Afferma giustamente Ornella Tajani a proposito della diffusa pratica del selfie:“… è facile spingersi a dire che col selfie è l’identità stessa a essere vissuta per procura: ciò che di noi ritraiamo e mostriamo con lo smartphone, previa accurata selezione, va a costituire l’identità che viene ricevuta, ‘fruita’ dagli altri e che, con un giro completo, ci viene restituita dai social, in modo tale che somigliamo sempre di più alla nostra immagine.” L’attenzione si sposta dall’oggetto della narrazione (l’esperienza, l’incontro, le paure, le gioie, i sentimenti che si provano) al soggetto, cioè a noi stessi. Un tentativo di mostrare il pieno controllo degli eventi che ci circondano, facilmente ribaltabile nella reale paura che essi ci procurano. D’altronde, scrive Lipovetsky,“oggi l’ossessione di sé si manifesta nella paura della malattia e della vecchiaia, più che nella smania del godimento. Narciso, più che innamorato di se stesso, è ormai terrorizzato dalla vita quotidiana”. Il selfie, forse, gli serve anche da ansiolitico. Anche dando un’occhiata a un altro tipo di diario, come quello inaugurato dal diario di Gian Burrasca, dove si cerca l’attenzione del prossimo attraverso il racconto epico delle proprie birbonate, e poi portato al massimo successo commerciale nel mondo attuale rovesciandone il senso con il Diario di una Schiappa, le disavventure del protagonista devono far ridere il lettore, ma anche terrorizzarlo riguardo ai possibili commenti del prossimo sulle sue prodezze. Non c’è comunque alcuna ricerca di interiorità, tutto è in funzione del pubblico che lo leggerà. Se Gian Burrasca rappresentava una ribellione al mondo degli adulti, Il Diario di una schiappa rappresenta la necessità di rassicurare non chi si ribella, ma chi non si sente adeguato ed è preda dell’ansia da prestazione. Su questo tema il blog attuale sembra invece operare un’ulteriore evoluzione verso la valorizzazione di una personalità “discordante”, accentuando tutte le ambivalenze e dissociazioni già presenti in abbondanza nell’età adolescenziale. Questo sviluppo è stato ovviamente facilitato dalla diffusione di Facebook. Nelle istruzioni per costruire un proprio profilo nel social network si legge infatti: “Sul diario puoi modificare l’immagine di copertina, con un immagine che ti rappresenti al meglio. È la prima cosa che gli altri vedranno quando visiteranno il tuo diario.” Oppure: “Il diario è una raccolta di tutte le foto, le storie e le esperienze che raccontano la tua storia, la storia della tua vita, raccontata con un profilo tutto nuovo.” E ancora: “Metti una stella sui tuoi momenti preferiti per visualizzarli a tutto schermo, oppure rimuovi quelli che vuoi nascondere.”
Il tema principale degli adolescenti d’oggi pare sia quello di esorcizzare le proprie ansie e nello stesso tempo di ricercare di distinguersi dalla massa. Nell’Huffington Post statunitense dedicato agli adolescenti, che ospita numerosi interventi di giovani lettori/blogger (o di giornalisti della redazione che tentano di seguirne o amplificarne le riflessioni), si parla soprattutto delle paure nell’affrontare la vita quotidiana. Si parla, per esempio, del trauma del venire rifiutati dal college prestigioso (negli USA, essere iscritti a un college di rango può voler dire molto per la propria futura carriera lavorativa), oppure di come bisogna comportarsi per essere accettati dai compagni. Ma anche di come superare i momenti di depressione, prima che diventi una seria malattia, oppure di come comportarsi di fronte a propri (e altrui) deficit fisici. E tutti questi temi si intrecciano alle solite rassicuranti “confessioni” sui cantanti preferiti o sugli sport più amati.
Oppure, seguendo l’idea guida del quotidiano online e aggregatore statunitense fondato nel 2005 da Arianna Huffington, gli interventi di alcuni degli oltre tremila blogger permanenti reclutati tra influenti personaggi politici e dell'informazione in tutto il mondo forniscono autorevoli pareri su come reagire alle avversità della vita. Il mondo del web è quindi pieno di incitamenti alla scrittura, dai siti di fanfiction ai quotidiani on line è tutto un incoraggiamento alla scrittura. Non dimentichiamo che il blogger non vuole solo sfogarsi, è comunque intenzionato ad avere l’attenzione del pubblico e quindi sia quando racconterà le proprie paure sia quando vorrà dimostrare di essere “alternativo”, dovrà essere comunque molto seguito. “Ciao io sono Matilde, ho 14 anni e il resto potete leggerlo cliccando il tasto in alto ‘Chi sono’. Be’ questo blog l’ho aperto quando avevo 9 anni e come potete vedere in tutti questi anni non ho scritto moltissimo, anche perché non sapevo di che argomento parlare, insomma non mi sembra divertente e interessante quello che faccio durante il giorno vi pare?! Quindi boh… ieri pomeriggio pensavo: ho proprio voglia di scrivere qualcosa, di scrivere i miei problemi, la mia vita, in un diario, ma poi mi sono detta che mi sarei sforzata troppo la mano a forza di scrivere. Così ho detto: Va be’ dai posso sempre riprendere a scrivere in quel vecchio blog che non guardo mai e che è pieno di quei post orrendi da ‘Bimba minchia’ che non ho cancellato solo perché ho impiegato un bel po’ di tempo a scriverli. Tra l’altro se volete, se non avete proprio nulla da fare potete andarvene a leggere qualcuno nell’unica categoria che esiste ‘Vita passata’. Così ho deciso che il nuovo tema del mio blog sarebbe stato ‘Complicazioni d’Adolescente’.”
I nostri adolescenti (soprattutto le ragazze) nei loro blog sembrerebbero alla ricerca di “solidarietà”. Voglio scrivere un blog, sulla mia vita da teenager tredicenne. E Gaia continua dicendo che la sua vita fa ribrezzo e che per avere l’attenzione dei ragazzi bisogna essere “facili”, “sgualdrine” per la verità. Poi però consolerà le sue lettrici dicendo che con un po’ di fortuna e qualche accorgimento si può avere l’attenzione del proprio “preferito”. Poi ci sono pure gli adulti blogger, ex adolescenti, che incitano alla scrittura on line. Il Kids' Blog Club è un sito per i bambini inglesi che amano “bloggare” e per i loro genitori. Qui si possono ottenere informazioni, ispirazione e sostegno per chi vuole intraprendere la luminosa carriera del blogger. È stato fondato da Joanne Mallon, una giornalista e una mamma blogger, con l'aiuto di suoi due figli blogger anch’essi. Joanne era uno dei primi giornalisti del Regno Unito a scrivere di blogging per i bambini a partire dal 2010. Da allora, i genitori di tutto il mondo le hanno posto tante domande su come i loro bambini potessero iniziare un blog, e il Kids' Blog Club si propone di rispondere a queste domande. All’attività del blog, lanciato all’inizio del 2012, partecipano anche i figli di Joan, anche se ultimamente il più piccolo, che ha solo 10 anni, ha creato un suo blog personale, The Turtle of Happiness in cui dichiara le sue passioni: innanzitutto le tartarughe, poi i bonghi, l’arte, i libri, i giochi, il Lego, i supereroi, in particolare Batman, e conclude affermando: “Parlerò nel mio blog di tutte le cose che amo. Ma soprattutto di tartarughe.” Sostenere le giovanissime scrittrici a scrivere è anche lo scopo del sodalizio tra Stephanie Morill e Jill Williamson, che, da aspiranti scrittrici in erba, si sono trasformate in paladine delle scritture adolescenziali. E dopo un loro fortunato libro,[xii] pubblicato da loro stesse, non poteva mancare un omonimo blog, dall’inevitabile titolo di Go Teen Writers,[xiii] che offre consigli, incoraggiamenti e soprattutto un’accogliente comunità virtuale in cui tutti i problemi legati alla scrittura possano trovare una risposta. Anche se sul sito si legge questo breve annuncio a opera della Williamson: “Ciao, se state cercando di farmi rivedere il vostro libro per teenager, abbiamo chiuso le iscrizioni fino a nuovo avviso. Mi dispiace. Ci sono semplicemente troppi libri là fuori e non riesco a tenere il passo con tutti. Adesso sono in grado di rivedere solo pochi manoscritti molto selezionati.”
Insomma, ma quanto scrivono on line questi ragazzi!
Maurizio Caminito (da LiBeR 104)