Sonia Maria Luce Possentini, pittrice e illustratrice, è attiva nel settore del libro per bambini con una produzione di albi illustrati caratterizzati da un segno dal potere fortemente evocativo e da uno stile molto originale. Nel luglio 2013 è uscito per Fatatrac L’alfabeto dei sentimenti, un volume nel quale brevi e poetici testi di Janna Carioli sono letteralmente immersi nelle immagini a tutta pagina create dalla Possentini. L’opera è stata accompagnata da workshop, mostre e incontri con bambini e adulti.
Cosa ha significato per lei illustrare un alfabeto di sentimenti e quale è stata la sua scelta interpretativa?
Questo lavoro ha comportato il bisogno di entrare direttamente in contatto con le proprie e le altrui necessità, che nascono dal confronto e dall’attenzione verso l’altro. Non esiste, credo, formula diversa da questa. L’attenzione è tutto. L’attenzione all’altro che non è diverso da te nel cercare e nel condividere le proprie emozioni. Giordano Bruno diceva che le immagini sono enigmi che si risolvono col cuore… penso sia proprio così.
Interpretare dal punto di vista illustrativo un sentimento, un’emozione, non è complicato, serve, però esser disposti a farsi coinvolgere, non avere timore di scontrarsi a volte con le differenze, con le chiusure, (anche proprie), ma lasciarsi andare e riprendere per mano anche la memoria. La memoria come conoscenza di se stessi e della propria storia.
In questi tempi stiamo assistendo a un’accelerazione della visione, l’illustratore credo abbia il dovere di approfondire l’immagine per contrastare questa desensibilizzazione nei confronti dell’immagine stessa. L’essere umano è saturo d’immagini da non provare quasi più emozione, l’illustratore credo ora abbia un compito più etico che estetico.
Da Amore a Zitto, passando attraverso termini come Curiosità, Identità, Odio… il libro presenta in ordine alfabetico un “campionario” di emozioni universali, per le quali l’illustrazione allestisce un preciso e articolato piano spazio-temporale, abitato da bambini, animali, piante… un habitat iconografico che sembra ormai far parte stabilmente del suo punto di vista artistico.
Personalmente disegno partendo sempre dal sentimento di origine delle cose, questo è il mio punto di vista, sia che osservi un paesaggio, una figura umana, un animale… Un desiderio mio, forse ingenuo, di un ritorno a uno stato di purezza, un avvicinarmi a uno “zero” della visione per riscoprirmi stupita e più aperta alla scoperta. Questo è il mio intento e il mio esercizio se così si possa chiamare. Così è stato disegnare L’Alfabeto dei sentimenti, per ogni lettera e ogni poesia che la raccontava, sono partita dal sentimento di origine e dal desiderio che potesse esistere e ho cercato, osservato e raccolto tutto in quella direzione nella speranza di non smarrirmi, né di smarrire il desiderio iniziale né soprattutto di tradirlo.
In questo libro le immagini si stagliano sul fondo bianco della doppia pagina acquisendo una forte presenza materica. Che uso ha fatto dei colori in queste illustrazioni?
Ho scelto di mantenere un fondo bianco, un colore o meglio una tinta che generalmente dà la percezione dell’assenza, mentre in realtà è la somma di tutti i colori, e la sua forza è data dall’attesa, come quella che un poeta ha prima di usare l’inchiostro sulla carta, o un pittore il colore sulla tela o un musicista le note su uno spartito musicale. Il bianco è l’Attimo. Un colore sostanziale e invisibile, luminoso e silenzioso come la neve. Poi su quel bianco le immagini, i volti dei bambini, le piante ognuna collegata al sentimento della lettera, hanno preso forma così come un richiamo all’origine. Paradossalmente è nato tutto dal bianco.
Veniamo alle attività che hanno preso il via dalla pubblicazione del libro; di cosa si è trattato e quali effetti hanno avuto sul suo lavoro artistico?
Negli incontri e seminari che ho tenuto, sono nati confronti e dibattiti sul tema dell’emozione, dell’arte del vedere e di cosa si percepisca a livello emotivo, ed è sempre emerso il problema che nell’adulto vi è una perdita del senso di essere circondati dall’ambiente che gli appartiene, e di conseguenza una graduale disattenzione alla percezione e alla sensibilizzazione verso di esso.
A questo proposito soprattutto nel seminario che ho tenuto in Veneto, nell’ambito dell’iniziativa “Le città invisibili”, si è lavorato molto con esercitazioni sulla percezione visiva ed emozionale, sia attraverso immagini visive ma anche verbali, dai ricordi, alle memorie assopite e/o dimenticate.
Gli incontri sono stati molto interessanti e proficui per tutti, almeno da quello che è emerso dopo il seminario.
Esiste un lettore ideale per questo libro?
Nell’Alfabeto dei sentimenti ci sono 21 “voci” che indagano e che ci inducono a riflettere e a riascoltarci interiormente per arrivare a creare un libro non solo per bambini, ma per adulti, per tutti, perché questa è stata l’esperienza vissuta e che vivo nei laboratori e negli incontri che tengo sia nelle scuole sia nelle librerie e nelle biblioteche.
Illustrare l’emotività suscitando interesse e domanda è compito, penso, di ogni illustratore: siamo chiamati a pensare per immagini e dichiarare con la matita tutto ciò che cuore, pancia e cervello ci suggeriscono, e a metterci in gioco se occorre, arrischiandosi un po’; la libertà è un volo a volte in solitario, ma vale la pena. Vale sempre la pena.
(da LiBeR 103)