Nicola Grossi è l’autrice di Orso, Buco!, l’albo uscito per i tipi di Minibombo che ha vinto il premio Nati per Leggere nella sezione “Nascere con i libri” (18-36 mesi) nella quinta edizione: un tripudio di suoni onomatopeici, forme e colori. Rita Valentino Merletti le ha rivolto qualche domanda.
Qual è stato il suo percorso formativo e come ha iniziato a interessarsi ai libri per bambini?
Il mio percorso formativo ha poca attinenza con il mondo dell´editoria per l’infanzia; sono laureata in lettere moderne e specializzata in antropologia culturale. Determinante risulta l´incontro con la città di Bologna nella quale scopro, per la prima volta, la letteratura per l’infanzia attraverso l´esperienza del progetto Nati per leggere. Ho iniziato a pensare di scrivere per bambini primariamente perché ho cominciato a leggere per bambini. La biblioteca Sala Borsa di Bologna dispone di una nutrita mole di albi illustrati per l’infanzia e di altrettanti testi teorici sulla stessa. Ho studiato con assiduità per migliorare la consapevolezza di quello che sarei andata a proporre ai bambini durante la lettura settimanale. Ho lentamente compreso come quell’incontro di lettura potesse risultare piacevole grazie all’alchimia fra vari elementi, il libro quale strumento fisico tangibile, la voce, la mimica e la gestualità; ho così deciso di approfondire tali competenze frequentando corsi di teatro, fino a quando, la leggibilità ad alta voce di un albo è divenuto un criterio nella scelta dei libri. Nel tempo ho sviluppato una predilezione per i testi brevi, dalle illustrazioni in stretto rapporto con il testo, albi che riproducessero al loro interno una piccola ritualità tramite l’espediente della ripetizione, con un finale a sorpresa che non fosse la semplice chiusura del cerchio.
Dallo studio, alla lettura con i bambini alla creazione di un libro tutto suo. Come è nato davvero Orso, buco!?
Orso, buco! nasce dall'abitudine a una attenta scelta degli albi da proporre ai bambini, unita a una specie di ribellione nei confronti di testi illustrati che propongono una storia prevaricata dal personaggio eccessivamente dettagliato; quest´ultimo tenderà così a esistere nel bambino solo attraverso quella modalità di rappresentazione e quindi forse solo dentro quel libro. Intuivo che nominare le cose senza raffigurarle avrebbe potuto condurre alla necessità di uno sforzo da parte dell’ascoltatore e ho chiamato questo sforzo immaginazione, rivendicandola soprattutto nei libri per l’infanzia. Nella mia idea un testo illustrato doveva essere in grado di evocare e sedurre fino ad acquistare vita propria nella mente di chi lo ascoltava. L’unico modo per far compiere alla storia quello sforzo immaginativo che andavo cercando era nominare un personaggio o un ambiente senza però raffigurarli; l’illustrazione doveva quindi risultare evocativa ma non vincolante. Per fare questo servivano dei piccoli aiuti: personaggi e ambienti dovevano possedere le dimensioni e i colori delle cose nominate ma senza palesarle, dovevano in qualche modo funzionare da simboli mediante l’aiuto della ripetizione per rendere tangibile il gioco sotteso al testo. Nella scelta della storia, intesa come percorso, si è resa necessaria l’introduzione di uno snodo narrativo e funzionale, il buco appunto, come veicolo verso diversi paesaggi. La scelta dei personaggi segue invece un criterio di logica decrescente, da un animale grande a un animale piccolo. La sonorità all’interno dell’albo è conseguenza dell’incontro tra la narrazione e la musica esperita all’interno dell’associazione culturale “C’eraunanota”,collettivo di cui faccio parte e che si occupa di promuovere la narrazione e la musica nell’infanzia; da questa esperienza ho tratto l’idea secondo cui se le cose si muovono producono di necessità un suono. Quando ho presentato il progetto all’illustratrice e autrice Silvia Borando in qualità di coordinatrice di progetto della nascente casa editrice Minibombo, lei, con mia grande sorpresa, lo ha accettato. La prima stesura dell’albo era sotto forma di fogli rilegati in formato cartaceo A4, con tanto di pagine realmente bucate. I cerchi erano ritagliati e incollati sulla pagina, così anche le linee orizzontali che simboleggiano le strade. L’incontro con la casa editrice è risultato determinante per la realizzazione grafica del progetto oltre che per l’andamento complessivo della storia stessa: i cerchi e i paesaggi a esempio, sono stati realizzati a pastello per mantenere intatta l’idea iniziale di matericità aggiungendo quell'idea di immediatezza che caratterizza anche gli altri titoli Minibombo. Il buco è stato disegnato ed è stato introdotto l’elefante per spezzare l’andamento lineare del racconto e sortire un effetto spiazzante che creasse ulteriori possibilità di gioco.
Come reagiscono i bambini alla lettura di Orso, buco!? Quali reazioni per il finale?
Il finale a sorpresa è stato perseguito come scelta stilistica e in linea di principio con gli altri punti fermi del progetto: doveva evocare una continuità della storia che poteva essere resa solo lasciando in sospeso il destino dell’elefante. Quando abbiamo provato il testo, non ancora edito, con i bambini, le reazioni sono state diverse e in certi casi frustranti. I bambini più grandi, dai sei anni d’età, non riuscivano a vedere l’orso; qualcuno lottando tenacemente contro la logica, propendeva per un’inquadratura della schiena dell’elefante; in un solo caso una bambina è rimasta colpita e dispiaciuta per il destino dell’elefante, ma essendo quest’ultimo privo di qualsiasi connotato espressivo ha optato per un proseguo della storia con lieto finale per l’elefante, cogliendo appieno le intenzioni del progetto editoriale. La casa editrice ha indicato una fascia d’età che partisse dai due anni.
Nel suo percorso di lettrice per bambini molto piccoli, quali regole si sentirebbe di condividere con un collega principiante?
Le storie che funzionano in una fascia d´età al di sotto dei tre anni sono quelle che si snodano attraverso una narrazione semplice; questo non coincide con una povertà di strutture narrative, ma caratterizza piuttosto la modalità del racconto: l’intreccio e i personaggi dovrebbero essere introdotti in modo ordinato e ripetitivo tale da rendere subito comprensivo e consolante il gioco all’interno della storia. Ciò di cui ho fatto esperienza è il piacere di una narrazione capace di coinvolgere fisicamente il piccolo pubblico, risulta quindi importante leggere albi che necessitino del loro aiuto; mi viene in mente a questo proposito uno fra i tanti divertenti libri di Eric Carle, Dalla testa ai piedi,(La Margherita, 2009) in cui si può chiedere ai bambini di riprodurre la storia attraverso il movimento degli animali presentati in successione. Un’altra modalità di interazione con il piccolo pubblico è da ricercarsi nel silent book di Suzy Lee, L´onda (Corraini, 2013, 5a ristampa) accompagnato dal rumore delle onde e dei gabbiani, o ancora nel divertente albo illustrato di Silvia Borando, Il libro gatto (Minibombo, 2013) completamente interattivo. La vasta gamma di albi illustrati che il mondo dell’editoria per l’infanzia propone deve essere sostenuta dalla consapevolezza che il bambino capace di ascoltare e comprendere sarà quello che è stato allenato alla lettura ad alta voce in ambito familiare. Nella scelta di un albo illustrato non ci si dovrebbe inoltre mai lasciar condizionare dal pregiudizio secondo cui se il bambino è piccolo possiede meno strumenti di comprensione, in quanto è compito di chi “racconta” rendere il mondo comprensibile.
(da LiBeR 103)