Un personaggio fatto interamente d’acqua, che attraverso le sue imprese racconta ai bambini l’affascinante mondo dei fenomeni naturali: ce ne parla il suo creatore, Agostino Traini, in questa intervista raccolta da Ilaria Tagliaferri.
Il personaggio del signor Acqua è fluido e cambia spesso forma: da dove nasce l’idea di crearlo e di renderlo protagonista di tante avventure?
A volte incontro i bambini e presento i miei personaggi, e quando è il turno del signor Acqua dico “è fatto di acqua, d’acqua il naso, d’acqua le orecchie, tutto ma proprio tutto fatto di acqua”. Quindi è un essere fluido, piccolissimo in quiete e gigantesco nelle tempeste, delicato e devastante. Il mio primo signor Acqua risale a tanti anni fa e lo chiamavo il re delle onde. Aveva una corona di schiuma in testa e il suo occhio era un pesce, ma le sue avventure non sono state mai pubblicate. La prima storia venne pubblicata nella collana Prime Pagine di Emme edizioni, ma poi uscì dal catalogo. Dopo qualche anno riproposi quella storia, ma totalmente ridisegnata e ampliata, alla Piemme, che la ospitò nella serie Arcobaleno. Ed è proprio da Piemme che ho ricevuto l’invito a creare una serie di libri per spiegare fenomeni naturali e altre cose interessanti. A questo punto ho inserito altri due personaggi, Ago e Pino che, amici del signor Acqua, lo aiutano nelle sue imprese.
Nei libri del signor Acqua vengono rappresentati in maniera essenziale molti macchinari che hanno a che fare con il mondo liquido, come locomotive, navi, dighe: ne esiste uno in particolare che ha maggiormente colpito la fantasia dei bambini?
Molti bambini mi scrivono per farmi sapere che apprezzano le storie del signor Acqua. A volte mi scrivono i loro genitori. Non ho, però, una risposta sicura alla domanda. So per certo che i macchinari piacciono molto, navi e treni sono sicuramente al primo posto. In questo sono di parte perché piacciono molto anche a me.
Nelle sue opere ha spesso affrontato temi divulgativi con grande efficacia comunicativa.Come riesce, attraverso le illustrazioni, a sintetizzare concetti complessi?
Sono contento di questa domanda perché, evidentemente, riesco a fare almeno in parte quello che da sempre ricerco. Infatti riuscire a sintetizzare, eliminare il superfluo, mi piace molto ed è uno dei miei obiettivi. Se cerco la sintesi dipende sicuramente dal mio carattere, infatti è una caratteristica che ricerco sempre, non solo nel disegno. Cerco di non accumulare oggetti inutili, di avere strumenti funzionali e funzionanti, e di stare comodo con poco.
Come si è avvicinato al mondo dell’illustrazione?
Sono autodidatta. Negli anni ‘80 ero iscritto alla facoltà di Architettura, ma senza un evidente perché. Mi interessava il disegno e per caso scoprii i magnifici acquerelli di Samivel, pseudonimo di Paul Gayet-Tancrède, un alpinista, poeta scrittore e disegnatore. Mi piacquero così tanto che cominciai a interessarmi al colore. Le sfumature dell’acquerello, passare da un colore all’altro mi avvicinarono anche a Folon. Avevo anche iniziato a scrivere delle storie con miei personaggi, e con la scoperta di alcuni bei libri illustrati per bambini pensai che forse , in quel mondo, c’era posto anche per me. Le mie illustrazioni vennero selezionate per due anni di seguito alla mostra degli illustratori della fiera di Bologna. Proprio dalla mostra l’Unicef selezionò un disegno per un biglietto natalizio. Ora sentivo che forse non ero poi così male. Poi le cose sono andate avanti e ci sarebbe molto da raccontare. Anche i tanti errori sono serviti moltissimo.
(da LiBeR 115)