Cari amici,
La Libreria dei Ragazzi di Milano compie quarant’anni.
Bisognerebbe che fossi capace di raccontarvi come andavano le cose prima…
All’inizio degli anni settanta i più bei libri per bambini e ragazzi – quelli entrati a farne la storia – erano già stati pubblicati quasi tutti: Piccolo blu e piccolo giallo, Il palloncino rosso, Sembra questo sembra quello, Federico, Nella nebbia di Milano, Nel paese dei mostri selvaggi, Flicts. Favole al telefono è del 1962. Ma, se volevi vederli tutti insieme questi libri (quasi tutti Emme), non sapevi mai dove trovarli.
C’erano le cartolibrerie che – quando andava bene – li mescolavano a matite e penne biro: sapore di scuola. C’erano le librerie di varia che – quando andava bene – li esponevano una volta l’anno per Natale: sapore di regalo impacchettato.
L’immagine che si aveva degli autori di questi libri e degli addetti ai lavori era quello di maestre in pensione e zie zitelle.
Ma un bel giorno - nel 1972 - a Milano, in via Tommaso Grossi, apre la Libreria dei Ragazzi, con affaccio su una delle vie più centrali della città e fra le più frequentate grazie alle fermate di numerosissime linee tranviarie.
Era piena zeppa solo di libri per bambini e ragazzi: tutti libri coloratissimi, esposti di piatto sugli scaffali. E i libri erano tanti, proprio tanti! Sia al pian terreno, che nella saletta al sottopiano cui si accedeva scendendo una scala a U.
E là sotto ne succedevano di tutti i colori.
Venivano organizzate presentazioni, incontri e dibattiti di volta in volta sempre più affollati. E a parlare venivano chiamate persone esperte e con gli occhi intelligenti che dicevano cose importanti, che scaldavano il cuore, su libri, ragazzi, scuola, società.
Niente maestre in pensione. Niente zie zitelle.
I pionieri di questo posto erano un bel signore alto e bruno, molto gentile ed estroverso.
E una biondina timida, ironica, colta e con un bel caratterino.
Un posto dove uscire dalla clandestinità e dove incontrarsi a parlare di libri per ragazzi.
Un posto dove si respirava un’aria speciale e dove noi che ci occupavamo (e ci occupiamo) di quei libri ci accorgevamo con sempre maggiore chiarezza che il nostro è un mestiere di cui essere fieri. Un mestiere bellissimo.
Loredana Farina
6 febbraio 2012