“Bullismo”, di fatto, è un semplice nome, eppure è il primo di mille passi che daranno forma, scheletro, membra a una storia, a una trama non ancora scritta di cui saremo coautori, prima con i bambini e poi con i ragazzi.
Andare oltre il nome è necessario, per addentrarci nei fantasmi che si intravedono dietro i comportamenti violenti, sopportabili solo come eccezioni, perché se divenissero la norma non ci sarebbe né presente né futuro, per nessuno, a cominciare da quella gioventù che troppo spesso ci illudiamo di educare, ma che stiamo solo compiacendo o trascurando.
Domenico Barrilà, con la profondità di sguardo che gli è consueta, dimostra quanto sia necessario far crescere il “sentimento sociale”, farlo divenire materia centrale di ogni percorso educativo, soffocando – questa sì che è una violenza buona – gli eccessi di quella “volontà di potenza” che induce troppi a credere che solo schiacciando l’altro potranno sentirsi elevati e che sminuendo il prossimo potranno accrescere la propria autostima.
Barrilà sollecita una “sterzata culturale” che contrasti tali illusioni, pericolose perché, quando avremo annientato la personalità del nostro simile, saremo solo più disperati, non avendo generato nessun progresso reale, ma solo diminuito il grado di umanità.
Tutti bulli: Perché una società violenta vuole processare i ragazzi
Domenico Barrilà
Feltrinelli Editore
ISBN 8858838378, 9788858838372
Lunghezza 144 pagine
Dal risvolto di copertina:
Bulli. Tutti bulli. Sembra un contagio inarrestabile, che non risparmia neppure bambini e ragazzi. Ma forse, prima di intentare processi, converrebbe informarsi su come stanno davvero le cose, domandarsi chi è un bullo, come e perché si forma e cresce, cosa si nasconde dietro la sua prepotenza, la sua volontà di dominio, i suoi comportamenti antisociali. È tempo di abbandonare il sentiero sdrucciolevole delle etichette, di capire se i “carnefici” sono i giovani oppure i loro modelli, cioè noi adulti, perché solo così potremo aiutarli a riconciliarsi col mondo.
L'autore:
Domenico Barrilà, psicoterapeuta e analista adleriano, è impegnato da oltre trent’anni nell’attività clinica, che accompagna con una produzione editoriale dalla quale sono scaturiti una ventina di fortunati volumi, diversi dei quali tradotti all’estero. Oltre ad avere collaborato con alcune testate nazionali, è stato autore, ideatore e coordinatore di due collane nonché supervisore scientifico di progetti pensati per la prevenzione del disagio. È stato docente presso la Scuola di Psicoterapia dell’Istituto Alfred Adler di Milano e didatta propedeutico presso la Società Italiana di Psicologia Individuale, fino al 2003. Da qui in avanti si è dedicato con maggiore intensità all’attività di prevenzione, assecondando il suo profondo interesse nei confronti della responsabilità sociale della psicologia, che si è tradotto in una costante presenza sul territorio, anche attraverso un migliaio tra conferenze e seminari svolti in Italia e in altri paesi. Con Feltrinelli Urra ha pubblicato I legami che ci aiutano a vivere (2012; Ue, 2015), Quello che non vedo di mio figlio. Un nuovo sguardo per intervenire senza tirare a indovinare (2016) e I superconnessi. Come la tecnologia influenza le menti dei nostri ragazzi e il nostro rapporto con loro (2018).