La fanzine TerraCielo - Riflessioni elementari sul covid e sulla guerra - è stata realizzata dalla maestra Felicita Rubino con le alunne e gli alunni della VB Carlo Pisacane del quartiere Tor Pignattara, alla periferia di Roma. La classe composta da 21 alunne/i ( Bangladesh- Perù- India- Filippine-Cina-Italia) è inserita in una scuola internazionale facente parte di un quartiere dal contesto sociale e culturale multietnico. I due anni vissuti tra pandemia e guerra in-diretta, hanno generato, grazie a un lavoro profondo ed autentico del gruppo classe, riflessioni e visioni sul mondo e sulla propria esistenza in cui sono emerse: paure, rabbia, speranze. La fanzine TerraCielo è stata pubblicata dalla casa editrice Hopi, Roma, presso la quale è possibile acquistarla, www.hopiedizioni.it.
Vinicio Ongini ha rivolto alcune domande alla maestra Felicita Rubino.

Come sono il quartiere e la scuola nella quale insegni?


Il quartiere di Tor Pignattara a Roma è un quartiere multietnico, densamente popolato, con una forte presenza di migranti, in particolar modo della comunità bengalese, ma sono presenti anche molte altre comunità tra cui quella cinese, araba, filippina, indiana. Alcuni esperti di urbanistica lo definiscono come un quartiere di frontiera, ma in realtà è il quartiere più centrale del quinto municipio, si colloca infatti a cinque chilometri dal Colosseo, vicinissima a Porta Maggiore e limitrofa al Pigneto. Un quartiere che negli anni '50 e '60 ha visto un' immigrazione italiana: siciliani, calabresi e pugliesi che dal sud venivano a Roma per lavorare e che oggi vede un' immigrazione intercontinentale dove le persone  a volte si stanziano e a volte sono di passaggio, per poi trasferirsi in altri luoghi con maggiori offerte lavorative. Spesso si sente parlare delle periferie come dei non-luoghi o luoghi dell'assenza, cioè luoghi in cui manca tutto: dai servizi più basilari, al verde per una  socializzazione spontanea, ai luoghi ludico-ricreativi per bambini e adolescenti, ai centri sportivi e culturali, a una politica abitativa adeguata per quartieri densamente popolati, agli sportelli per supportare la mancanza di lavoro e di collocazione, tutto ciò ha spesso una ricaduta sociale che crea malesseri non di poco conto. Anche Tor Pignattara  presenta queste problematiche, e non è immune dalle contraddizioni, ma questo quartiere è anche l'esempio di come si possa realizzare dal "  basso ", dalla società civile,  una proposta di vita e di partecipazione al bene collettivo che sia  condivisa, diffusa  e creativa, rispondendo, a chi vuole le periferie come status stagnante passivo fragile sempre emergenziale , come luogo che invece  vive e pulsa, generando progetti e percorsi unici, originali, con continuità e coerenza. Non è un'isola felice,anzi, molto c'è da fare e da realizzare, ma c'è un tessuto sociale e culturale costruito nel tempo, che ha prodotto solidarietà, mutuo soccorso e alternative educative- sportive- sociali- ricreative, lì dove c'era mancanza e/o assenza di proposte istituzionali. Non si sono presi a modello altre città europee o le sperimentazioni realizzate in altri quartieri italiani, ma sulla base di ciò che erano i bisogni e i desideri del quartiere, si sono attuate delle pratiche che hanno prodotto dei risultati notevoli.

Come vi è venuta l’idea di raccogliere in un libro le riflessioni e i disegni dei bambini?

La scuola Carlo Pisacane di Tor Pignattara è l'esempio e la testimonianza di ciò che ho appena descritto. Una scuola che nel 2004 era etichettata come "scuola ghetto", poichè aveva pochi alunni italiani e tantissimi alunni migranti, per l'immaginario collettivo era meglio non iscriversi, perchè la didattica era inesistente , i programmi inattuati, i migranti erano un problema per la loro lingua, per la loro religione, per la loro cultura. Una scuola da cancellare e l'utenza da ridistribuire sul territorio, questo il suo destino preannunciato. E invece, grazie a delle insegnanti, a dei genitori, alle associazioni ludico-ricreative, alla rete territoriale, la scuola  Pisacane è rinata, con un progetto didattico- educativo,  basato su laboratori e percorsi dove ogni alunno e alunna, al di là della propria provenienza, potesseesprimere la propria individualità in un contesto collettivo e istituzionale. La parola "intercultura" non era più una teoria da sbandierare, ma un percorso quotidiano intessuto di relazioni,conoscenze,affetti, autentici e non pietistici. Oggi abbiamo 18 classi di scuola primaria e 8 classi di scuola media, e questo lo dobbiamo alla sinergia che si è sprigionata negli anni tra le varie componenti istituzionali e territoriali, tra cui una dirigente scolastica che ha valorizzato  i percorsi e le iniziative.La scuola Pisacane oggi è un avvicendarsi di progetti e laboratori per gli alunni e le alunne, gratuiti per le famiglie, che vede coinvolti l'associazione genitori 0-99 Pisacane, il Cemea, la fondazione Mus-e, l'associazione Yolk, il centro sociale ex Snia Viscosa, collaborazioni con le università di Roma, bandi europee nazionali in cui la Pisacane è partner o capofila; insegnanti che con la loro esperienza e il proprio percorso di vita hanno messo a disposizione competenze e conoscenze (associazioni di teatro/ di donne/ di arte); una scuola di lingua cinese nelle ore extrascolastiche; festa "dei  migranti e dei rifugiati il 18 dicembre" con laboratori di artisti ed esperti, festa di autofinanziamento " taste the world" a giugno; incontri letterari e di formazione per genitori; aiuto compiti ogni venerdì; quote popolari per attività sportive extrascolastiche.

Durante la pandemia avevo notato che le mie alunne e alunni erano in apprensione per via del virus e delle conseguenze che questo stava producendo nelle proprie famiglie in termini di malattia e di restrizioni le quali  impedivano le normali relazioni e socialità sia a  casa che a  scuola. Quando ho capito che il semplice rassicurare non era sufficiente, ho iniziato a riflettere su come aiutarli ad affrontare un periodo così difficile e incerto della nostra vita. Il cerchio che già utilizzavamo in classe  per parlare delle esperienze ed emozioni è stato uno dei tanti momenti e metodologie per intraprendere un percorso più profondo di confronto e di ascolto fra pari affinchè potessero percepire la paura e la tristezza come un'emozione da accettare in momento della loro vita, ma che tutto sarebbe passato e che presto sarebbero ritornati alla loro vita di sempre. E' stato un periodo lungo e faticoso, per questo ci siamo concentrati sul verbalizzare e disegnare le emozioni e i desideri, la realtà e la speranza erano il nostro quotidiano. Quando poi è arrivata la guerra in Ucraina ho notato la loro preoccupazione aumentare come se la guerra potesse entrare nelle loro case e nella loro vita da un momento all'altro, ecco che il lavoro di attenzione e cura verso i loro sentimenti è continuato, solo in seguito quando ho rivisto tutto il materiale ho pensato che il loro vissuto non era individuale ma collettivo, perchè tanti bambini e bambine avevano vissuto la stessa esperienza costellata dalle stesse emozioni: paure, rabbia, amore.

Come è avvenuto l’incontro con le edizioni Hopi?

Casualmente a una festa di quartiere ho incontrato Silvia e Valentina, delle edizioni Hopi, una casa editrice per bambini nata da pochi anni nel quartiere. Il nome viene da una popolazione di nativi dell’America del Nord, i loro temi sono soprattutto l’ecologia e il sociale. Parlando con loro  ho accennato al lavoro che avevo svolto in classe durante i due anni che ci avevano stravolto il quotidiano e la visione del mondo. Da quel momento è nata una collaborazione che lentamente  ha visto nascere la fanzine TerraCielo, il loro contributo è stato fondamentale perchè io non avevo un'idea precisa su come rendere visibile il materiale raccolto, ma la loro esperienza nel campo dell'editoria per bambini ha reso tutto possibile e attuabile. 

Che significato ha e che effetto ha avuto l’aver realizzato un libro con la classe? Perché lo avete chiamato “fanzine”?

Per i bambini e le bambine  è stata una sorpresa emozionante vedere i propri pensieri e disegni in un libro che abbiamo chiamato fanzine dal sapore un po' anni '70, poichè non è un libro, e non è un fumetto. Abbiamo già fatto le prime presentazioni presso la biblioteca Mameli del Pigneto, alla fiera Più libri Più liberi e presso la libreria Ponteponente di Roma. Sono orgogliosi e gratificati da tanto interesse per il proprio lavoro, è un'esperienza formativa notevole e importante per loro, sia dal punto di vista culturale che psicologica. Il riscontro ad oggi è stato positivo, chiunque abbia avuto tra le mani TerraCielo ha avuto parole di elogio, per il lavoro svolto, ma anche e soprattutto per l'autenticità e la profondità dei loro pensieri e non ultimi i  complimenti per i disegni acquerellati che sono bellissimi!

Pensi che la vostra pubblicazione possa interessare anche altri bambini , di altre città?

Credo che la fanzine TerraCielo possa essere letta da chiunque, perchè è uno spaccato della realtà che abbiamo vissuto tutti, una realtà vista e sentita con gli occhi di bambine e bambini, senza filtri o elaborazioni, una realtà che non dimenticheranno, ma forse attraverso questo percorso, avranno uno strumento in più per affrontare i momenti difficili che si presenteranno nella loro vita.

Come è stato il rapporto con i genitori?

In tutto questo periodo, dal momento della pubblicazione ad oggi,  il sostegno dei genitori è stato fondamentale, perché hanno sempre collaborato sia nella vendita della fanzine che nell'accompagnare i propri figli alle presentazioni presso la fiera e librerie di Roma. 

 

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