Erik Orsenna, ill. di Fabian Negrin; trad. di F. Bruno
Salani, 2006, p. 130
€ 10,00 ; Età: da 8 anni
Orsenna, dopo averci incantato in passato con la poesia della grammatica e dei congiuntivi, ora racconta con la consueta levità un apologo che è un inno all’ingegno e alla creatività giovanili, alla laboriosità e al pensiero in libertà, alla scienza e alla tecnologia, alla solidarietà che mette insieme le forze, smuove le montagne, fa volare. Per raccontare tutto questo utilizza – ma senza darlo a vedere – collaudate strutture e suggestioni narrative del mito, della letteratura, del cinema. Si comincia con la situazione dei Dieci piccoli indiani della Christie: sette ragazzini – autentici piccoli geni, ognuno preso dalla propria passione o interesse totalizzante o specializzazione che lo isola dagli altri – si trovano soli su un’isola dopo una tempesta. Robinson Crusoe, maestro dell’inventario, del recupero, del riciclaggio di materiali apparentemente inutilizzabili, offre un modello di capacità di arrangiarsi, di spirito di iniziativa, di speranza che non viene meno. I “magnifici sette” mettono a poco a poco da parte antipatie, idiosincrasie, contrasti, egoismi e cominciano a collaborare per costruire un aereo. Così Victoria, appassionata di meccanica, mette insieme un motore smontando quelli esistenti; Hillary, specialista in scatole, ricava la fusoliera dallo scheletro di una balena; Morwenna, ossessionata dalle ali degli uccelli, utilizza le vele di un vecchio mulino; Etienne, maestro traslocatore, allestisce una minigru per sollevare il motore; Thomas, specialista di tutto ciò che unisce, dai chiodi alle viti, bolle pesci per ricavare la colla necessaria; ancora Victoria fa esplodere il funzionamento del motore con l’alcol trovato in botti di rum; infine, il meteorologo Hans, disegnatore di nuvole, calcola la forza del vento per far “salire” l’apparecchio, naturalmente guidato da Etienne, mago dei trasporti. Voce narrante è Thomas, incaricato dal gruppo di raccontare la storia perché, in fondo, un inventore di colle è un fabbricante di matrimoni, qualcuno che unisce o riunisce le cose, come un narratore, che unisce o riunisce parole e frasi: “Obnubilati, ossessionati ciascuno dalla propria parte, dal proprio pezzo da costruire, non avevamo mai prestato attenzione all’unione … Il nostro aereo. Il nostro orgoglio. La nostra libertà, anche”. E il “folle volo” dei novelli ulissidi “si lanciò in picchiata verso sud prima d’essere inghiottito dall’orizzonte”.
F. Rotondo
(da LiBeR 74)