Chi intendesse Caccapupù semplicemente come un libro irriverente, che tratta di quel che ai bambini, in una certa fase della loro crescita, interessa e attira di più, vale a dire la cacca, trascurerebbe l’aspetto centrale: l’invenzione narrativa. È invece un insieme ben congegnato di narrazione, ironia, visione infantile del mondo. E non tanto della cacca, aggiungiamo, esso parla, quanto piuttosto della consuetudine, che i bimbi acquisiscono in certi periodi, a ripetere continuamente, in qualsiasi circostanza, una sola, sconveniente, inoffensiva parola. Caccapupù è l’azzeccata traduzione dal francese Caca boudin, che rendiamo con “cacca a forma di salsicciotto”, per sorvolare sul corrispondente, volgare, termine italiano. L’inizio ricalca lo stile delle fiabe: “C’era una volta un piccolo coniglio che sapeva dire una cosa sola…” e sembra suggerire che delle fiabe il racconto riprenda figure e struttura. In effetti, fiabesca è la figura del lupo, ma soltanto quella; la struttura narrativa sviluppa gli eventi in modo originale e imprevisto. I due personaggi principali, l’infido lupo e il coraggioso papà, figura inquietante la prima, rassicurante la seconda, seguono la perfetta formula di una narrazione che traspone in forma simbolica il vissuto infantile e ne prende in considerazione i bisogni. I colori intensi e vivaci, il contorno nero che chiaramente delinea le figure, il testo breve sembrano indirizzarsi a una fascia di età di piccoli e piccolissimi lettori, tra i due e i tre anni; ma la presenza dell’ironia, la necessità di aver già acquisito la conoscenza del personaggio del lupo, collocano questo libro tra quelli destinati anche a bambini più grandi (fino ai sei anni in taluni casi), ma siamo convinti che sorprenderà e divertirà anche gli adulti. Stephanie Blake è un’autrice di origine statunitense che vive e lavora in Francia, dove L’école des loisirs ne pubblica i lavori. Ci convince la sua capacità di guardare il mondo con gli occhi del bambino e di renderlo in forma ironica nella narrazione. Ci stupisce la sua abilità, sia narrativa che tecnica, a fronte del suo percorso di studi: non artistici, non letterari né psicologici. Stephanie Blake ha studiato cinese. Aspettiamo con impazienza la pubblicazione del secondo libro sul piccolo coniglio, appena uscito in Francia col titolo Bébé cadum.
A. Dal Gobbo (da LiBeR 72)