Per raccontare il mondo abbiamo sempre avuto bisogno delle storie. Con le parole scambiate e spesso cambiate, abbiamo capito qualcosa e intuito quello che nelle storie le parole nascostamente dicono. Non c’è nulla come la realtà che ha bisogno di sotterfugi per potersi raccontare. Da sempre gli uomini ricorrono a visioni e simboli per mediarla, per mostrare la luna cercando di portare gli sguardi oltre quel dito dietro cui è nascosta. In C’era la taiga, c’era un incendio tutto scorre lentamente, con una pacatezza che aiuta a fermare lo sguardo e i pensieri. Non c’è un punto, non c’è una virgola. È una storia senza segni di interpunzione.
Matteo Meschiari è un antropologo e geografo, che ha scelto di utilizzare un registro narrativo diverso da quelli che solitamente utilizza nella sua professione. Ha chiesto aiuto a Rocco Lombardi, che non si è limitato a dare un vestito a quelle parole, ma fa sentire il respiro e lo sguardo degli esseri viventi, che non chiedono nulla, ma domandano muti il perché della furia a un uomo che sta distruggendo il suo e il loro ambiente.
Raccontare l’antropocene cambiando il punto di vista, ascoltando chi da quell’enorme impronta è schiacciato, è stata la formula scelta da Meschiari. Le illustrazioni di Rocco Lombardi spingono il lettore a guardare negli occhi gli animali, in uno sguardo che si fa insieme domanda e scelta.
Quello che sta accadendo non vede qui l’ombra dell’uomo, se non in un breve passaggio in cui viene mostrato quell’unico rapporto che la maggior parte degli uomini ha realizzato con gli animali: il cacciatore pronto a cacciare, il predatore e la preda. Gli animali, esopianamente, si radunano per discutere. Il saggio gufo e il burbero orso sono del parere che ci sarà certamente qualcuno che non c’è la farà. La cinica rana ride delle illusioni degli altri animali. Arriverà l’incendio e non ci sarà un’arca. Solo dalla piccola arvicola arriverà il consiglio a restare uniti: “qualunque cosa accada bisogna farcela insieme”. Ecco la parola magica di questa storia: insieme. Una parola pronunciata da un essere piccolo e improduttivo. Una scelta questa di Meschiari che conferma anche il suo invito a guardare all’infanzia con occhi diversi, se vogliamo guardare alla luna senza nasconderla con un dito.
Agata Diakoviez (da LiBeR 135)
C’era la taiga, c’era un incendio
Matteo Meschiari,
ill. di Rocco Lombardi
Logos, 2022, 48 p.
€19,00 ; Età: da 6 anni