Le guerre non si annunciano, non chiedono il permesso di far visita a una città. Nella confederazione della ex Jugoslavia, nello Stato della Bosnia-Erzegovina, nella città di Sarajevo nessuno poteva immaginare che un conflitto avrebbe devastato le vite di una popolazione che viveva insieme pacificamente da secoli, dove l’essere serbi, croati, musulmani non faceva differenza. Poi arrivò la guerra e tutto cambiò. Sarajevo culla di tanti popoli fu assediata per quattro lunghi anni con migliaia di vittime. In questa città arrivò un giorno il giornalista e fotografo Mario Boccia. Con la sua macchina fotografica andò al mercato di Markale dove c’erano pochi banchi, poco cibo e tanti sguardi tristi. E lì incontrò la protagonista della storia che racconta a trent’anni dal conflitto. Lo fa con le sue parole, con i suoi ricordi e con le illustrazioni dolenti di Sonia Maria Luce Possentini in La fioraia di Sarajevo.
La prima volta che Boccia incontra la protagonista di questa storia, le chiede a quale etnia appartenga, ma lei risponde semplicemente “sono nata a Sarajevo”. Allora le chiede il nome, pensando di poter risalire all’etnia. Ma lei risponde – anzi scrive su un foglietto – “fioraia”. In poche parole e qualche sguardo si condensa così il tema dell’identità, uno dei fili conduttori della storia. In una guerra che colpisce l’identità, resistere significa anche difendere la propria essenza, non lasciare che la guerra decida chi e cosa si è. La fioraia di Sarajevo vendeva fiori freschi. Poi la guerra ha mutato il suo commercio, l’ha costretta a smerciare fiori fatti di carta, i cui colori, comunque, regalano bellezza. Ed è ciò che le immagini di questa storia rimandano. I fiori, nelle illustrazioni, sono forti, gioiosi, vividi mentre tutto attorno è velato, ombrato, cupo: gli edifici, i volti delle persone, il grigiore dei capelli della fioraia così simile a quello della foto che la ritrae al mercato di Sarajevo.
Poi un giorno Boccia torna a trovarla, ma lei non c’è più. Chiede in giro. E’ morta – gli dicono – uccisa da un cecchino infastidito forse dalla sua muta resistenza, dal suo restare lì a vendere bellezza. A trent’anni di distanza la sua storia arriva a noi per raccontarci l’insensatezza di quella guerra e di tutte le guerre.
Vichi De Marchi (da LiBeR 132)
La fioraia di Sarajevo
Mario Boccia,
ill. di Sonia Maria Luce Possentini
Orecchio Acerbo, 2021, 40 p.
€ 16,00 ; Età: da 8 anni