“Partire per Hertogenbosch” è quello che fece la mamma di Emma. Lei era piccola e, a tempo debito, da bambina grande, lo venne a sapere dal papà: come un dato di fatto, detto senza rancore, intonato a un’ironia malinconica, che permane nel racconto fino alla sua conclusione. Il difficilissimo “Hertogenbosch”, paese in Olanda, rimase nel lessico famigliare a evocare la debordante fatalità di un destino d’amore. Così era capitato alla mamma di Emma, così capitò ad altri.
Di padri “meravigliosi” – diciamocelo! – non se ne incontrano molti, ma alcuni di essi possono diventare davvero speciali in romanzi indimenticabili. Lo ricordate il papà di Danny, creatura di Dahl? Beh, il papà di Emma non era così vistosamente meraviglioso, nottetempo non andava a caccia di frodo, né si esibiva in imprese rocambolesche. Era mite il suo papà, attento, affettuoso, partecipe, complice. Faceva l’agente immobiliare. Intendiamoci, seriamente, ma molto alla buona. E approfittava del suo mestiere per trovare casa per sé e la sua bambina. Temporaneamente. Apriva il catalogo, trovava l’alloggio (ti va bene, Emma?), fino a che non arrivava l’acquirente. E loro sloggiavano. Si riapriva il catalogo, si cambiava casa. Fino alla successiva. Capite che non poteva durare in eterno. Le ragioni sono intuibili. Fu così che Emma e il papà approdarono alla casa delle meraviglie. Nel bosco, come in una fiaba, una casa piccina picciò, finalmente tutta loro. E, a parte l’entusiasmo che caratterizzava queste creature sole, simpatiche, semplici, possiamo riferire che più obiettivamente si trattava di una roulotte, ma come sempre, il papà e la bambina si adattarono a quello che ai loro occhi era un vero splendore. Non durò molto.
Subito dopo Giulietta, che dalla casa lì accanto, pur scrutando il cielo con il cannocchiale, si accorse delle persone a lei vicine lì in terra, arrivò la strega di turno. E una volta ancora fu sfratto. Questa volta con imprevedibili, graditi risvolti.
Un racconto sommesso che dall’intimità di due solitudini evolve a una più vivace socialità, sempre sorretta da un umorismo affettuoso, che ricerca spazio e speranza, invocando convivenza serena in un mondo poco propenso ad apprezzarla.
Rosella Picech (da LiBeR 131)
La casa delle meraviglie
Anna Vivarelli,
ill. di Giulia Dragone
Feltrinelli, 2021, 126 p.
(Feltrinelli kids)
€ 10,00 ; Età: da 8 anni