Quentin Blake, trad. di R. Valentino Merletti
Interlinea, 2008, p. 34
(Le rane)
€ 14,00 ; Età: 6-8
Quando un bambino chiede alla mamma (o al papà, ai nonni...) di raccontargli una storia di famiglia, può succedere che si riveli così straordinaria e avvincente, da non invidiare nulla ai repertori di fiabe che da secoli ci appassionano. Tale è la storia della zia Gertrude e della rana George, una favolosa vicenda rivissuta nel ricordo di due suoi discendenti: una mamma esperta narratrice e suo figlio, attento e curioso ascoltatore.
Una vita intensa, quella di zia Gertrude, vissuta tra gioie e dolori all'inizio del Novecento: dalla tragica morte in mare del marito ufficiale di marina; alle difficoltà nel trovare nuove motivazioni per vivere; fino all’incontro inatteso e fondamentale – sulle rive di un fiume in cui la zia infelice è pronta a gettarsi – con George, rana dotata di un'insolita attitudine alla danza.
Gertrude porta George a casa con sé e gli crea un habitat confortevole: una buca piena d'acqua in giardino per rispetto alla sua natura anfibia e un grammofono che diffonde musica per soddisfare il suo istinto ballerino.
Ma George è un vero “animale da palcoscenico” e agogna un pubblico. Dopo l'acclamato debutto sulla scena artistica locale, viene chiamato a esibirsi nei più importanti teatri del mondo. Gertrude è la sua manager e lo segue nei suoi viaggi; gli è sempre vicina, con la sua amicizia e con un secchio d’acqua appresso in cui George possa immergersi e sentirsi a casa. Gli anni scorrono indaffarati e felici per la coppia di amici che, conclusa la carriera danzante di George, sceglie una vita tranquilla e ritirata nella casa di Gertrude.
Scritto e illustrato dal sommo Quentin Blake nel 1984 e pubblicato in Italia solamente ora (e con grande merito) da Interlinea, La storia della rana ballerina è un racconto di notevole pregio: l'inconfondibile tratto di matita del maestro illustratore Quentin Blake dialoga sinergicamente con una prosa che conquista per semplicità e ironia, e per la capacità di esprimere il caldo clima emotivo che si crea tra due persone che si raccontano delle storie. La levità di tono dell'autore non viene mai meno, anche quando accenna alle difficoltà esistenziali della zia Gertrude, la cui storia appassiona ma non convince in quanto a veridicità. Ma è necessario che una bella storia debba essere tutta vera? No, certo che no.
S. Deriu
(da LiBeR 80)