Pluk e il Grangrattacielo
Annie Maria Schmidt,
ill. di Fiep Westendorp;
trad. di V. Freschi
Lupoguido, 2018, 200 p.
€ 21,00 ; Età: da 5 anni
Pluk e il Grangrattacielo è quello che si dice un libro riuscito egregiamente, anche nell’edizione italiana, che pone fine a un’assenza lunga 47 anni, grazie al prezioso lavoro di recupero di Lupoguido, giovanissima casa editrice affacciatasi sul mercato a marzo 2018 eppur già punto di riferimento per lettori ed editoria. Pluk è un bambino pieno di iniziativa, orgoglioso del piccolo carroattrezzi rosso con cui va ovunque. Nel giro di poche righe iniziali cerca casa, la trova nella torretta del Grangrattacielo e si ambienta, alla velocità della luce, tra persone e animali del posto: la famiglia Fracassini, Vertiginio, Zaza, Egea Marina, la Sibiglia, Agatina e la signora Stralindo, il signor Pennino, il lupo Marinaro.
Conosciamo vicini di casa e negozianti attraverso Valentina Freschi, traduttrice dal tedesco e dal neerlandese, già inclusa nella Ibby Honour List 2016 come miglior traduzione per ragazzi in italiano. Plauso alla sua trasposizione dei nomi propri, che ha mantenuto intatta la leggiadra ironia del racconto, senza scivolare in effetti caricaturali o grotteschi, come talvolta accade quando caratterizzano così significativamente i personaggi o animano le cose.
Attraverso quaranta microavventure, incastonate su doppia colonna, approdiamo alla storia uscita dalla penna di Anna Maria Geertruida “Annie” Schmidt (1911–1995), già vincitrice del Premio Hans Christian Andersen nel 1988, definita “la più versatile e dotata autrice di libri per bambini nei Paesi Bassi”, paragonata − da un gruppo di storici − a icone della storia olandese come Vincent Van Gogh e Anna Frank. In dialogo con le sue parole, le illustrazioni della coautrice storica, Sophia Maria “Fiep” Westendorp, alla quale nel 1997 è stato assegnato un premio per il lavoro di una vita, con cui sono cresciute tre generazioni.
Chiudendo il libro rimane la voglia di vivere nel Grangrattacielo, un condominio come tanti, in cui non mancano elementi scostanti e prepotenti, ma nel quale prevale la ragionevolezza, grazie all’iniziativa di quelli che contrastano le ingiustizie senza stare troppo a pensarci su. E, più di ogni altra cosa, chiudendo il libro, rimane la voglia di marmellata di “bambacche”.
Francesca Romana Grasso
(da LiBeR 122)