La mummia che fuggì dal museo
Emanuela Nava, ill. di Chiara Carrer
Salani, 2018, 124 p.
(Gl’Istrici)
€ 9,00 ; Età: da 9 anni
“Che concerto sublime! Il Padre dellecose suonò con così tanta grazia! …E dietro alla donna, dalle note impazzite della sanza, uscì una folla di bambini di tutti i colori. Bianchi, neri, gialli, verdi, a strisce e a puntini. Migliaia di bambini zebrati e tigrati che si distribuirono sulla Terra dal mare al deserto, dalle montagne alla foresta”. Ha fatto proprio bene Salani a ripubblicare, a vent’anni di distanza dalla prima edizione, nei gloriosi Istrici di Donatella Ziliotto, La mummia che fuggì dal museo di Emanuela Nava, sempre con le tavole in bianco e nero di Chiara Carrer. Sia perché è possibile riscoprirvi perle come quella di cui sopra, che tanto parlano al nostro oggi regredito e poco incline ad apprezzare tutta la diversità fantasmagorica degli esseri umani, sia perché è decisamente liberatorio immergersi, con lo sguardo forse più stanco di adesso, nelle invenzioni temerarie di una scrittrice di lungo corso, ricca di humour e capace di immaginare altri rigeneranti mondi (nel caso della storia della “sanza” muove da un racconto sulla creazione di Francis Bebey, scrittore camerunense). Da piccola avrebbe voluto fare la disegnatrice di lavandini, ma poi si è dedicata alla scrittura (anche per la tv), al teatro e all’Africa, “per imparare a riconoscere tutti gli animali … le loro impronte … le loro puzze”. Da questa mistura propulsiva, Nava con naturalezza fa convivere Iside, una anziana con tanto di gobba e scarpe spaiate, una casa con una vasca con più di cento coccodrilli − dove la donna ama immergere le coppie indecise sull’avere figli (“Se uno non ha coraggio è inutile che faccia il genitore”) − Isa, una ragazzina voce narrante la cui nonna è stata a balia da Iside, Medi,un ragazzino, che non fa che misurare i caimani, una mummia, Aneh (“Vita”), scappata dal museo perché il direttore voleva facesse il salto mortale, un madonnaro, un vicino che vuole far rinchiudere Iside e i suoi coccodrilli. Se vi sembrano inconciliabili, per Nava, che con Antonio Faeti sa la potenza del sognare, che dedica anche a Piero Manzoni e al suo barattolo d’artista, passando forse per Bianca Pitzorno e magie per nulla schizzinose di Lavinia, questo non solo è possibile, ma artisticamente vivo e vero.
Maria Grosso
(da LiBeR 122)