Carpe diem
Cristina Petit
Artebambini, 2018, 40 p.
(Kamishibai: racconti in valigia)
€ 16,50 ; Età: da 3 anni
Carpe Diem è un libro contro ogni tipo di barriera, limite e imposizione, tanto da sfidare anche i confini obbligatori delle “gabbie” editoriali. All’ippopotamo che da il via alla narrazione proprio non va giù di essere relegato alla tal pagina; allora parte, la sfida, la scavalca e non si ferma più. In tutta semplicità, senza polemiche o tante chiacchiere: al piccolo lettore viene detto che “Un giorno un ippopotamo capì che era ora di andare. Così partì”. E tutti gli altri animali? Semplicemente, lo seguono.
Senza porsi domande, fidandosi del branco, restando uniti. Questa storia racconta la grande forza che può sprigionarsi dal cambiamento del singolo: dal piccolo arriviamo all’esodo in massa degli animali, che liberati dalle gabbie di un presunto zoo arrivano a uscire addirittura dal libro, formando una lunga fila variegata sul tavolo dell’autrice, tra gomme, ritagli e penne. Dove vanno? Questo non ci è dato sapere, se non che ora sono finalmente liberi. Ecco che un atto che sarebbe rimasto piccolo, un episodio autoconclusivo come la partenza dell’ippopotamo diventa, con lo spargersi della voce tra gli altri animali, rivoluzionario: tutti lo seguono perché in lui vedono il coraggio che, per pigrizia o ignoranza, a loro era mancato. “La libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione” cantava Gaber e questi versi ben si adattano all’avventura che le immagini ci raccontano in queste pagine.E in questa fila di animali così diversi tra loro, realizzati da Cristina Petit con la tecnica del collage in svariate texture colorate, è così bello poter scorgere un guizzo vitale forte, una partecipazione collettiva, un obiettivo comune. Il testo minimalista fa si che la lettura sia diretta e efficace, non ci sono filosofismi ma anzi si è spinti a chiedersi, come è scritto a grandi lettere nelle pagine iniziali, “dove sono andati tutti? perché gli animali seguono l’ippopotamo senza sapere dove sta andando?”. L’albo volontariamente non da risposte esplicative, vuol far sì che il lettore si ponga certi interrogativi, ponendo l’accento sulla collettività e su quei momenti che si rivelano importanti, nei quali “cogliere l’attimo”.
Giulia Romualdi
(da LiBeR 122)