La ballerina e il marinaio
Giulia Caminito, ill. di Maja Celija
Orecchio Acerbo, 2018, 32 p.
€ 15,00 ; Età: da 8 anni
Una copertina con tatuaggi dal gusto retrò. Due protagonisti, la ballerina e il marinaio, che ci rimandano a un immaginario di grazia e lontananza con tutto quello che può starci in mezzo. Il libro si apre con un tatuaggio, quello sul petto di un uomo dove è disegnata una ragazza che ascolta il suono di una conchiglia. È il pescatore: lo ritroveremo nell’ ultima tavola attorniato da bambini a cui ha raccontato la fiaba, diventando egli stesso racconto nel racconto, in quel bellissimo gioco spazio-temporale che la lettura consente. La vicenda sembra cominciare con nulla di buono: “Quando un uomo annega, ogni verme si nasconde in un osso”. La doppia pagina ci mostra un fondale di teschi e ossa grigio-azzurre esplorati da piccole creature striscianti e rosse. Due toni, il rosso e il blu, per tutta la durata dell’albo si alterneranno esprimendo la dicotomia vita/morte. Le ossa, spiega il pescatore, dopo tre mesi diventano conchiglie. La ballerina ne sceglie tre sulla spiaggia : “Una come i capelli di lui, una come la veste di lei, e una bucata come il soffio al cuore che lo accompagnava sempre”. Si domanda se non ci sia un modo di far ritornare il suo marinaio annegato tra le onde. Vorrebbe che il mare accettasse le sue conchiglie in cambio dell’uomo e , stringendole in mano, balla una danza dove la sua figura, ripetuta molte volte su due pagine, compensa quelle spettrali coi teschi dell’inizio. Ma lo scambio non viene accettato.“Quando ormai la speranza era diventata catrame”, e la ballerina, esausta, dorme accovacciata ai piedi di uno scoglio, ecco che qualcosa succede: i toni caldi e freddi si accostano sulla stessa tavola dove una scia gialla sul mare blu crea un effetto di alba e di attesa. Nelle pagine successive da un’acqua rosso/arancione spunterà un bambino. Con poche parole e rara sensibilità lessicale Giulia Caminito dà voce a una storia poetica, anche sul potere simbolico della fiaba, nel raccontare il bisogno più profondo dell’uomo, quello dell’amore: il nesso tra le due tappe dell’esserci e del non esserci.
Elena Baroncini
(da LiBeR 122)