Le (stra)ordinarie (dis)avventure di Carlotta
Alice Pantermüller, ill. di Daniela Kohl
Trad. di A. Petrelli
Sassi, 2018, 184 p.
(Junior)
€ 9,90; Età: da 8 anni
Carlotta Petrucci ha 10 anni e non sta nella pelle all’idea di cominciare la scuola media. Facciamo la sua conoscenza proprio nel momento in cui, emozionatissima, indossa l’abito preferito, quello con le maniche a sbuffo e la stoffa a quadretti, e si appresta a varcare l’ingresso dell’Istituto Comprensivo Galileo Galilei. Ma nella vita non sempre la realtà è all’altezza delle aspettative, ed ecco che il suo entusiasmo si spegne non appena arriva in classe e incontra l’accigliata prof. Gisella Cantacesso. Per fortuna a “sopportare” con lei la cupa insegnante e la snobissima ragazzina del primo banco c’è Sharon, la sua migliore amica sin dai tempi della materna. Con un linguaggio frammentato e sintetico preso a prestito dal mondo dei fumetti, e la scelta di giocare con un’impaginazione movimentata, che affianca a brevi paragrafi di testo illustrazioni in bianco e nero dal tratto essenziale e umoristico, il racconto delle (dis)avventure di Carlotta ci fa entrare nella quotidianità tutt’altro che semplice di una ragazzina di oggi, che deve vedersela con una famiglia decisamente stramba, sopravvivere a odiose lezioni di flauto dolce e coltivare la speranza di riuscire a ricevere in dono dai genitori un sospirato animaletto domestico. L’autrice Alice Pantermüller e l’illustratrice Daniela Kohl ci raccontano tutto questo in forma di diario, dando direttamente voce all’esuberante protagonista. Sfogliando gli appunti segreti di Carlotta possiamo conoscere senza filtri i suoi pensieri e soprattutto i suoi stati d’animo. Sulla carta si riversano oltre alle parole, scritte usando stili e grandezze differenti a scandire la gamma di stati d’animo attraversati dalla protagonista, anche piccole faccine buffe, elenchi puntati, disegnini estemporanei, balloon, vignette e simboli grafici che aggiungono “colore” e pathos alla narrazione. Una lettura leggera che punta a far ridere il giovane pubblico di destinazione affidandosi all’esasperazione e all’effetto comico. Da un lato si prendono di mira manie e tic degli adulti, dall’altro si attinge al linguaggio e alle manifestazioni tipiche di quest’età di mezzo, in cui le difficoltà del vivere quotidiano si trasformano in drammi e, viceversa, i successi assumono facilmente toni da impresa epica.
Francesca Tamberlani
(da LiBeR 119)