La strada più pericolosa del mondo
Luca Azzolini, ill. di Jacopo Bruno
Einaudi Ragazzi, 2018, 144 p.
(Carta Bianca)
€ 11,00 ; Età: da 12 anni
La strada più pericolosa del mondo si chiama ciadar e si snoda lungo la valle dello Zanskar. È un sentiero ghiacciato, tracciato dal lungo fiume che nei mesi più freddi dell’inverno himalayano gela. È anche l’unica strada che collega da ottobre a maggio, in un paesaggio sepolto nella neve, imprigionato nel gelo del ghiaccio, i villaggi dell’antica terra del Kashmir alle città del distretto. Su questo cammino impervio, diventato meta di viaggi avventurosi, e reso celebre da un documentario della BBC che narra una storia vera simile alla storia vera cui si ispira il racconto che leggiamo, s’incamminano questi protagonisti bambini, piccoli eroi votati a strenue fatiche e grandi sacrifici pur di realizzare i loro progetti scolastici. Molti i chilometri che li separano dalla città in cui si trova la scuola che li ospiterà per lunghi mesi, lontani dai genitori, dalla casa in cui sono nati. Non è la prima volta che percorrono la strada gelata, questi piccoli montanari, visto che hanno rispettivamente dodici, dieci e sette anni e anche il bambino più piccolo non è al suo primo anno di scuola. È comunque la prima volta che si trovano di fronte a inimmaginabili imprevisti, la strada cede troppo spesso, il ghiaccio è infido, le deviazioni faticose su per la montagna, ostacoli, interruzioni, allarmi. Sanno che la ciadar non perdona; sono addestrati a una disciplina che non tollera la minima trasgressione, ne andrebbe della vita, e con molto spavento qualche riscontro l’hanno anche avuto. Non sono soli in questa impresa, ma accompagnati e seguiti da vicino dal padre e dallo zio, che li tallonano, li spronano, li orientano, li confortano. Un po’ come succede nella vita, sembra dire l’autore, che a questa metafora (strada, cammino anche periglioso / cammino nella vita, con le sue difficoltà e i suoi imprevisti ma anche irrinunciabile avventura) impronta il percorso formativo di un’infanzia particolarmente esposta, arricchendone il progredire di affetti sicuri e incontri decisivi e sostenendola nella spinta a quel “desiderio di scuola”, che anima ciascuno dei bambini della storia, nell’eco di quel che disse Malala: “Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo”, invocato dall’autore.
Rosella Picech
(da LiBeR 119)