L’isola del Muto
Guido Sgardoli
San Paolo, 2018, 360 p.
€ 18,00 : Età: da 10 anni
Nel 1816 Arne Biørneboe, marinaio norvegese ustionato e devastato in volto e reso sordo in battaglia, un relitto che non vuole più parlare, per caso viene nominato guardiano del faro su un isolotto, uno sputo di rocce battute dal mare e dai venti senza nome, chiamato “Lo Scoglio in faccia a Horeland”, Stumøya, l’isola del Muto. Inizia così una saga lunga 150 anni, che Sgardoli ha scritto in due anni, ma che covava da tempo, lo si capisce dalla cura delle parole, dei dettagli, delle piccole cose, dei rapporti tra persone, fatti e tempi.
È facile lasciarsi prendere dalla sottile e quasi ipnotica malia di una scrittura che scorre senza strappi e impennate come le grandi narrazioni fluviali ottocentesche da Dickens a Hugo. L’albero genealogico all’inizio del libro aiuta il lettore a non smarrirsi nella selva di 70 nomi, ma soprattutto a comprendere la complessità e il lavorio del disegno narrativo. Ad Arne il Muto, duro e scontroso come lo scoglio, si susseguono come custodi Einar, pronto alla fatica e alla rassegnazione; Sverre, che lascia gli studi di filosofia per tornare sull’isola ad aiutare Sunniva, la cugina farista; Morten dedito al lavoro, al sacrificio, alla famiglia, e poi i figli Asbjørn e Arne, pronipoti del patriarca.
L’isolamento dal mondo pare assoluto, anche se la costa dista poche miglia. Tuttavia la storia arriva ugualmente, con i suoi drammi e traumi. Un figlio del Muto combatte e muore per l’indipendenza del Paese; nel 1917 un sottomarino tedesco silura una nave commerciale e Morten trae in salvo 16 persone (su 78), tra cui un bambino che viene accolto come figlio e fratello. Soprannominato Vidal delle Acque, ricorda il bambino ibernato di Frozen Boy, entrambi con i genitori in fondo al mare. Nel 1944 i nazisti occupano la Norvegia, Arne muore durante la Resistenza, mentre Vidal manovra il faro per proteggere le barche di partigiani e profughi. Arriva anche la modernità sull’isolotto: cucina economica, grammofono, radio, bicicletta, tv. Nel 1966 una grande festa raduna tutti i membri della famiglia, anche i più lontani e meno conosciuti, per i 150 anni del faro sull’isola del Muto. L’ha voluta proprio Vidal, che sarà l’ultimo guardiano.
Fernando Rotondo
(da LiBeR 119)