Edward Bloor, trad. di L. Celi
Rizzoli, 2008, p. 336
(Oltre)
€ 16,50 ; Età: da 12 anni
Devo premettere che non sono mai favorevole a romanzi che parlano di fenomeni paranormali destinati ai giovani lettori, ancora facilmente suggestionabili e culturalmente indifesi. Il caso di London calling è diverso, perché quello che accade al protagonista può essere catalogato nel puro mondo dei sogni.
Martin è un ragazzino americano di 13 anni introverso,con un padre alcolista bandito dalla famiglia. Frequenta una scuola privata, concentrato del bigottismo cattolico; ha una nonna con inclinazioni paranormali. Martin riceve una vecchia radio dei tempi della seconda guerra mondiale in eredità dalla nonna che è stata anni prima protagonista di uno strano accadimento: è stata considerata morta per molte ore ma poi è “resuscitata”.
La vita di Martin cambia d’improvviso. La vecchia radio, sintonizzata a metà fra due stazioni, produce un suono che gli permette di entrare in fase onirica e ritrovarsi oltre cinquant’anni prima in una Londra reale e concreta nel periodo dei feroci bombardamenti tedeschi. Durante il giorno Martin studia e approfondisce quanto accade durante il sogno. Le vicende si sviluppano con un ritmo narrativo molto coinvolgente e appassionante. Il giovane protagonista termina le sue avventure con un viaggio a Londra dove i ricordi di un reduce sopravvissuto alla guerra gli confermeranno quanto lui è venuto a sapere nel sogno.
Il piacere di leggere questo libro consente al lettore di incontrare momenti come questi: “L’ora più bella [così definisce gli anni dei bombardamenti londinesi Wiston Churchill nelle sue memorie].Detta così sembra che abbiamo tenuto duro tutti insieme come un sol uomo. E invece alcuni se la sono cavata un po’ peggio degli altri, no? I poveri vivevano com’erano sempre vissuti, e morivano com’erano sempre morti.”
“La seconda guerra mondiale è stata un inferno … quella guerra non è stata l’ora più bella per nessuno. E non è stata mica un’ora. Sono state settimane, mesi, anni di inferno sulla terra. È fare colazione con i bambini al mattino, vederli parlare e sorridere, e poi rivederli due ore dopo morti carbonizzati, come due mummie egiziane. Bruciati vivi. Eppure sembra che sorridano ancora, perché hanno le gengive scarnificate e i denti scoperti. Questa è la guerra. Una cosa odiosa, orribile, che non finisce mai. E, in tutto il mondo, la combattono i poveri, ricordalo bene. I ricchi vanno alla radio a fare i discorsi.”
Roberto Denti
(da LiBeR 80)