Hervé Jubert; trad. di F. Bruno
Salani,2008, p.408
€ 16,80 ; Età: da 12 anni
Parigi, 1870. Nella città assediata dai prussiani (siamo alla vigilia dell’avvento di Bismark), una minuta diciassettenne, Blanche Paichain, non riesce a prendere l’ultimo treno carico di profughi insieme alla sua famiglia e resta sola in città. Può sempre contare sull’appoggio dello zio, Gaston Loiseau, commissario di polizia, e della sua amica Emilienne, figlia della portinaia dello stabile dove abita. Blanche ha una passione per la chimica, ha adibito la soffitta della sua abitazione a laboratorio scientifico e riesce a sgattaiolare spesso nelle aule universitarie, dove assiste con notevole sangue freddo alle lezioni di anatomia attirando l’attenzione dei docenti. Sogna di poter diventare un medico e nell’attesa si impegna come volontaria negli ospedali militari disseminati per la città, imparando molte cose che le serviranno nel corso della vicenda. La sua amica fa la sarta, frequenta circoli rivoluzionari, e non perde l’occasione per convincerla a divertirsi e a dare spazio all’amore. Lavora per Nadar, il fotografo amico di Verne, tutto preso dalla costruzione di mongolfiere, che portano messaggi oltre le linee del fuoco: per lo più lettere di parenti ai familiari evacuati. Lo zio Gaston sta indagando su un caso intricato, dove un serial killer uccide uno dopo l’altro gli adepti di una misteriosa setta, con strani simboli tatuati su un braccio. La nipote è decisa a condurre indagini parallele a sua insaputa, tanto più che il maggior sospettato è un ragazzo di 14 anni, mingherlino e impaurito, che le chiede aiuto, e che comunica con lei usando piccioni viaggiatori.
L’autore, appassionato di storia francese del XIX secolo, snoda il suo romanzo poliziesco con un’ambientazione precisa, che dà alla narrazione sapore di autenticità. La sua protagonista è una ragazza intrepida che si batte per la giustizia, con tutta l’irruenza e la sprovvedutezza dell’età, e i personaggi di contorno hanno buono spessore, vivacità e simpatia. La trama ci porta nella vita quotidiana del tempo, con colpi di scena, sufficiente suspense, un pizzico di romanticismo, e quel fermento di novità che respirò Verne, tutto preso a seguire Nadar e le stupefacenti possibilità delle sue mongolfiere.
T. Buongiorno
(da LiBeR 80)