“Quando mi sono confrontata con questa storia il mio obiettivo era riuscire a dar forma alla solitudine e all’isolamento in cui questa bambina aveva trascorso l’infanzia” scrive la Juan alla fine del volume. E trova nel bianco e nero, e in qualche accenno seppiato, il contesto cromatico per dar vita al suo racconto dove al lirismo del segno si accompagna una narrazione in prima persona molto intensa, una sorta di prosa in versi. La storia è quella portata sul grande schermo nel 1962 da Arthur Penn, Anna dei miracoli. Al centro la biografia di Hellen Keller, la prima sordo-cieca-muta a laurearsi nel 1904 grazie alla caparbietà dell’ insegnante Anne Sullivan, ipovedente, pioniera nell’uso del linguaggio per non vedenti. Due donne con sofferenze immense: Anne, che ha perso la famiglia, Hellen, viziata e intrattabile, che vive sotto la campana di vetro creata dai genitori. La Juan ricrea la vicenda con il potere simbolico di una fiaba dove la lotta tra buono e cattivo è quella all’interno di noi stessi. E per questo usa dei dettagli incisivi: le farfalle nere che per tutto il libro coprono gli occhi di Hellen, Anne che entra nella vita della bambina come “fata madrina”, lo sguardo rassegnato dei genitori che compare ogni tanto a fondo pagina evidenziando l’incomunicabilità con la figlia. E l’unico tratto azzuro del libro: quell’acqua salvifica che sulle mani di Hellen permetterà l’associazione tra segno manuale e oggetto, consentendole l’accesso al linguaggio e di sentire che “l’oscurità non mi era più nemica”. Una storia di coraggio contro il pregiudizio e di trasformazione del dolore, un invito alla riflessione sulla forza interiore, su quella determinazione che ci consente di abbattere i nostri limiti.
Elena Baroncini
Anna dei miracoli
Ana Juanre
Logos, 2019, 56 p.
(Illustrati)
€ 18,00 ; Età: da 8 anni