Fabian Negrin
Orecchio Acerbo, 2008, p. 32
€ 14,00 ; Età: da 6 anni
Un libro affascinante, che emana una potenza visiva straordinaria, strettamente funzionale a una narrazione che ha un respiro insieme classico e ironico, archetipico e profondamente contemporaneo. L’adolescenza, la natura, i ritmi della luce e dell’invenzione, la maturità e il sonno, dispiegano la loro fiaba ancestrale grazie al colore e alla forma, che raccontano con una grammatica antica e immediata, colta, piena di rimandi, ricca di texture, di ispirazione orientale, di profili ieratici, di uomini che vivono ancora a stretto contatto con la terra e quindi, con il cielo. Molto si potrebbe scrivere su questo libro di Fabian Negrin, grande illustratore capace di maniere e stili diversissimi in ognuno dei suoi pregevoli albi, pluripremiati, che si confrontano con narrazioni sempre nuove, ribaltano la fiaba classica, inventano esilaranti avventure criminose. In questo libro segno e suono affondano in uno spazio simbolico e mitico, per ricavarne un testo totalmente contemporaneo che, nelle mani dei lettori segnala molte vie di lettura, molti sguardi per i segni, che inventano pagine dalla scansione fumettistica, e musica per un testo sintetico e poetico. La forma grafica, come lo stesso Negrin ha dichiarato più volte, rispecchia la narrazione, testo e stile visivo sono tutt’uno, narrano una materia che si compone nei due linguaggi, che non esiste disgiunta dalla propria forma. Ecco perché la ricerca di Negrin non è quella di uno stile personale che sia riconoscibile per forme sempre simili, ma sembra piuttosto una poetica complessa che ci fa attendere ogni nuova uscita con grande interesse e che permette esperienze di lettura stimolanti. Succede una cosa curiosa, a volte, in libreria o in biblioteca: succede che alcuni libri siano considerati difficili perché troppo belli. Ma anche in natura, sole, o luna, o mare, sono forse inutili perché troppo belli? Per le forme d’arte, come questo albo di Negrin, accade che siano un meraviglioso pretesto per affacciarsi sullo stupore, un tramite per la bellezza, un dono di poesia da condividere, al volo, con giovani e giovanissimi che aprono gli occhi su arte, su vita, su mille giorni e una notte. E un libro, fra albo e fumetto, dicono, può essere un piccolo sole, e, come dimostra la storia di Ravidara, non ce ne vogliono poi troppi, altrimenti il cielo brucerebbe la terra. Fondamentale, sembra invece, che siano fatti con consapevolezza, con amore, con precisione e misura, con responsabilità. E scelti nello stesso modo.
Marcella Terrusi
(da LiBeR 79)