Alberto Manzi
Gorée, 2006, p. 218
€ 15,00 ; Età: 11-14
Uomo di molteplici attività, Alberto Manzi viene inviato, nel 1954, dall’Università di Ginevra a svolgere attività scientifiche nella Foresta Amazzonica. Sarà questo l’inizio del suo intenso rapporto con il Sud America. Il romanzo El loco è del 1979 ed è stato pubblicato in una collana di narrativa scolastica, con tutti i limiti di diffusione dovuti a questo settore editoriale. Al volume era premessa una prefazione (riportata nell’attuale edizione) di Emilio Giancane che individuò nelle pagine di Alberto Manzi la particolare forza narrativa e l’ampio spettro dell’età di lettura.
El loco – in spagnolo: pazzo, fuori di testa, scemo – è ambientato nel villaggio andino di San Sebastian. Il matto è fermo tutto il giorno su una vecchia coperta e getta sassi in un barattolo arrugginito. Non si sa da dove venga. È un indio ma sa leggere e scrivere come un uomo bianco: sulla testa una fascia rossa che nasconde la cicatrice della garota, l’anello di ferro che, progressivamente ristretto mediante viti, determina la morte per strangolamento. Chi gli sta vicino è Antonietta, una ragazzina dagli occhi azzurri (sconosciuti fra gli indios) e molto curiosa, alla quale el loco insegnerà a leggere e scrivere e, soprattutto, a non avere paura, che è la condizione umana di queste popolazioni sopraffatte dalla violenza del potere.
Sarà Antonietta che a San Sebastian darà vita alla rivoluzione contro la compagnia mineraria che vuol comprare le terre della comunità, a rotazione distribuite alle singole famiglie secondo i bisogni. Alla rivoluzione partecipano tutti, anche la “sbavona”, una ragazza sempre trattata da deficiente che sa ritrovare una ragione di vita quando finalmente viene trattata come persona umana. Spedito in manicomio, el loco riesce a scappare con l’aiuto di un infermiere che gli affida un bambino destinato a esperimenti criminali. La gente di San Sabastian riuscirà a difendere i proprio diritti.
Intervistato sul suo romanzo, Alberto Manzi ha dichiarato che, oltre che sollevare il problema dei reietti della terra, ha voluto trasmettere un messaggio “I giovani di oggi di problemi ne hanno fin troppi. Hanno bisogno di una speranza per sopravvivere. Anche di nuovi modelli umani”. Siamo nel 1979: queste parole sono ancora attualissime, proprio come il romanzo.
Roberto Denti
(da LiBeR 79)