Brigitte Smadja
trad. di M. Bianchi
Feltrinelli, 2008, p. 89
€ 9,50 ; Età: da 9-10 anni
Non è facile per Said il passaggio dalla scuola elementare alla scuola media, dall’ordine, dalla disciplina e dalla precisione al caos senza regole che travolge la sua piccola vita. Lui bravo allievo, che amava fare le cose per bene, con amore e con cura, ora è smarrito. E la cronaca del suo dolore di cucciolo in un mondo dove pare impossibile trovare appigli e sguardi amichevoli, è racchiusa in un diario. Pagina dopo pagina, da ottobre al settembre successivo. Righe dolenti, disincantate, quasi senza speranza che raccontano, con uno sguardo indifeso, la guerra che combatte ogni giorno e di cui ogni giorno conosce le vessazioni e la violenza. E davvero il lettore ha la sensazione che Said possa essere inghiottito per sempre, che sia arrivato per lui il punto di non ritorno, che non possa più salvarsi. Said guarda, pensa, annota.
Non è facile chiamarsi Said in Francia, in Italia o in qualunque altro luogo che non sia quello da cui proviene la tua famiglia. Said si sente francese e ama a tal punto quella lingua che, diligentemente, scrive sul suo quaderno le parole, ne cerca sul vocabolario le definizioni e le riporta una dopo l’altra. Come se comprenderne davvero il significato gli permettesse di penetrare il mondo, come se le parole contenessero il segreto della realtà. Il linguaggio come strumento per comprendere. E ciò che Said comprende è più grande di lui: suo cugino Tarek fa parte di una banda che semina paura tra i più piccoli, suo fratello Abdelkrim è diventato un delinquentello, la sorella è costretta a nascondersi per poter vivere “senza velo”, da “francese”, suo padre è schiacciato sotto il peso di una famiglia che si va disfacendo, Said stesso tocca il fondo diventando un corriere di “bustine”. Un tunnel, una vita senza uscita quella di Said? In questo buio così denso, in questo mondo capovolto ci sono però le parole di Antoine “sarai sempre mio amico”, c’è, nell’ultima pagina, l’abbraccio del prof. Théophile e, soprattutto, c’è la bellezza abbagliante di un mazzo di fiori bianchi in un piccolo quadro al Museo d’Orsay.
“Ci salverà la bellezza?” La risposta di Brigitte Smadja è sì. La bellezza dei sentimenti, della dedizione, dell’arte e dell’immaginazione. La bellezza del coraggio di avere a cuore tutti i piccoli Said.
Paola Bertolino
(da LiBeR 79)