Matteo Marchesini, ill. di Wolfango Peretti Poggi
Bononia University Press, 2007, p. 53
(Sotto i portici)
€ 22,00 ; Età: 7-10
“Non lo chiamavano forse il Falconello? Per la sua agilità, certo. Ma non solo: da figlio illegittimo, Enzo non poteva aspirare al simbolo imperiale dell’aquila. E quella sera capì che il suo destino era d’essere rapace e padrone davanti al mondo, ma per sempre servo davanti a suo padre: che come un falconiere poteva metterlo in gabbia o lasciarlo volare libero nel cielo.” In queste parole si racchiude l’amaro destino di Enzo, figlio naturale di Federico II di Svevia, prigioniero a Bologna nell’omonimo palazzo, la cui vicende narrano Matteo Marchesini e Wolfango, l’uno attraverso il racconto scritto, l’altro mediante le immagini. La Storia di re Enzo tratta dunque la drammatica vicenda umana e storica di Enzo, “il falco di suo padre”, sempre in esilio da se stesso perché non trova riconosciuta la sua identità (nemmeno dai suoi sudditi come re di Sardegna). Ed è sempre pronto alla battaglia poiché solo in quei momenti riesce a sentirsi né servo né padrone, ma vivo e pulsante. Ci troviamo al cospetto di un racconto che affonda le radici nel periodo storico del XIII secolo, presentato con puntualità nei dettagli politici, sociali, culturali e con equilibrio rispetto alla narrazione più propriamente biografica (mai disgiunta però dalle coordinate del suo tempo). Cuore della vicenda è l’anno 1249, quando i bolognesi fanno prigioniero re Enzo. I tentativi del padre per liberarlo si fanno vani e la morte stessa di Federico II segna per sempre il destino del figlio, peraltro escluso dal testamento imperiale. “Quando un falconiere perde un falco, deve cancellarlo senza pietà anche dal suo cuore” chiosa Matteo Marchesini. Enzo vede legarsi così indissolubilmente il proprio esistere alla città di Bologna, alla quale regala in eredità la lirica della corte del padre, la sua leggenda e persino un figlio, anch’esso naturale, senza che neppure la madre di questi lo riconosca, almeno come compagno e padre. Le illustrazioni di Wolfango recuperano la dimensione lontana del dato storico rendendola viva e attuale con la forte espressività dei tratti e delle figure.
Francesca Califano
(da LiBeR 78)