E. B. White
Mondadori, 2007, p. 188
(I fulmini)
€ 13,00; Età: da 9 anni
Un classico, anche per l’infanzia, come Pinocchio, si sa, è un libro che ha resistito alla selezione del tempo ed è stato capace di giungere fino a noi perché ha ancora qualcosa da dirci, è ancora in grado di rispondere alle domande antiche e nuove che gli rivolgiamo. In questo senso, La tela di Carlotta (pubblicato nel 1952 e tradotto in italiano nel 1976), da cui è stato tratto un film d’animazione e ora un altro con attori (animali e umani) in carne e ossa, è un vero classico, perché è una bella storia che corre veloce ed essenziale, creando nel lettore stupore per quello che accade e attesa per quello che accadrà, capace di parlare al mondo interiore dell’infanzia e dotata di una forte carica simbolica e soprattutto narrativa. Wilbur è un maialino che vive felice in una fattoria, attento più agli affetti e all’amicizia che al cibo, finché viene a sapere che per Natale gli faranno la festa. Allora Carlotta, ragno saggio, intraprendente e gentile, dotato di talento artistico e di scrittura, escogita un piano che trasformerà il maialino in un’attrazione – oggi diremmo “mediatica” – e lo salverà. Ma Carlotta, deposte le uova, è destinata a morire e a non vedere i suoi ragnetti, ben 514, che ora, però, sarà proprio Wilbur a mettere in salvo e che subito prenderanno il volo, salvo tre, Joy, Aranea e Nellie, che decideranno di rimanere nella stalla: “Vostra madre era intelligente, bella e profondamente leale, e io vivrò sempre con la sua memoria. A voi, che siete sue figlie, io consacro la mia amicizia”, dice Wilbur. Non è esagerato dire che dentro una narrazione avvincente come poche si parla di cose fondamentali come il senso della vita e della morte, il ciclo della natura, la continuazione della specie, lo spirito di sacrificio, la generosità, la gratuità, la gratitudine, la diversità, anche la cultura, il saper leggere e scrivere. Davvero, non sono cose da poco, in un libro per bambini.
Fernando Rotondo
(da LiBeR 75)