Avevo delle resistenze nei confronti del secondo romanzo di Erin Stewart. La sua prima prova, Io sono Ava, che ha inaugurato la collana Libri ribelli, l’ho trovata poco originale e avvincente, eccessivamente modellata sul bestseller Wonder: un rimando calcato anche dal progetto grafico scelto dalla casa editrice come nota di riconoscibilità dell’autrice. Ma non fatevi ingannare dall’illustrazione rassicurante di copertina che mira a far percepire il romanzo come innocuo e abbassare, come spesso accade, l’età di riferimento; non fatevi sviare dal titolo che perde la potenza dell’originale The words we keep: Il mio nome è Lily si rivolge a una fascia di lettrici e lettori Young Adult ed è, proprio come la sua protagonista, un libro percorso da un dolore latente e silenzioso, che si nutre di non detto per poi esplodere.
La protagonista, Lily, è la classica ragazza responsabile, talentuosa in ogni ambito e in particolare nella scrittura, intrappolata in una bolla di perfezione. La mamma persa da piccola, sorella di mezzo, è colei che non vuole dare preoccupazioni: l’eclettica, in famiglia, è sua sorella Alice che dopo un tentato suicidio è ricoverata con una diagnosi di disturbo bipolare. Una condizione che destabilizza tutta la famiglia. E così, Lily inizia a crollare. Unici appigli la scrittura e Micah, che ha condiviso il percorso di ricovero con la sorella. Lily troverà una via di guarigione; ma sarà difficile accettare la propria sofferenza, considerando anche lo stigma che ancora perseguita chi soffre o ha sofferto di disturbi psichici.
Il racconto in prima persona è intenso, ma proprio come la protagonista, si permette solo alla fine di essere “sopra le righe”. Significativa la minuzia con cui descrive i rapporti tra familiari, gli equilibri dei non detti, la fragilità degli adulti. Quel che vive Lily, nella sua singolarità e anche nella drammaticità, è purtroppo sin troppo vicino alla realtà di tanti ragazzi e ragazze che si sentono in dovere di recitare una parte lontana da loro stessi, in cui non c’è spazio per tentennamenti, cadute, umanità. In questo spazio finzionale i lettori potranno concedersi di vivere quel dolore che tutti, in primis noi adulti, vorremmo semplicemente non esistesse… ma che non per questo smette di esserci.
Dina Basso (da LiBeR 140)
Il mio nome è Lily
Erin Stewart;
trad. di S. Cavenaghi
Garzanti, 2023, 368 p.
(Libri ribelli)
€ 16,00 ; Età: da 14 anni