L’informazione nei libri per ragazzi, tra divulgazione e fiction
di Vichi De Marchi
Ha scritto Claudio Magris sul Corriere della Sera che “leggere è una delle esperienze più formative e creative per la vita e l’intelligenza di un individuo e dunque di una collettività, di una civiltà. Leggere è più importante che scrivere anche se ovviamente lo presuppone...”. Da quasi trent’anni l’Osservatorio Mediamonitor Minori analizza il rapporto tra media e giovani alle luce dei cambiamenti socioculturali che via via si susseguono. Altrettanti dati e analisi hanno sfornato la Doxa, l’Istat e numerosi altri istituti di rilevazione. Secondo il rapporto Istat “Noi Italia 2010”, per esempio, gli italiani in Europa sono il fanalino di coda quanto a consumo di quotidiani.
Mondo giovane e mondo adulto uniti, dunque, nel rifiuto della lettura e nel disinteresse verso i tradizionali mezzi di informazione? E qual è il riflesso che di questo rapporto ci giunge dal mondo dell’editoria per l’infanzia? Quanto l’informazione e l’universo mediatico sono presenti nei libri per i più piccoli, siano essi romanzi o testi di divulgazione? Semplificando, si potrebbe rispondere che l’editoria per ragazzi generalmente riflette un’immagine positiva del mondo dell’informazione e dimostra una simpatia verso il giornalista, visto come figura sociale di riferimento della collettività.
Giornali e giornalisti sono, infatti, spesso protagonisti dei romanzi per ragazzi, almeno dai 7-8 anni, età in cui ci si affaccia al mondo adulto cercando di decifrarlo anche nei suoi aspetti professionali e del vivere concreto. La figura del giornalista, del resto, resiste con un suo immaginario, talvolta persino eroico, anche nella letteratura per adulti. È la figura che spesso aiuta a risolvere un mistero, che consente di narrare avventure successe ad altri ma di cui si è testimoni, talvolta aspiranti protagonisti. Le fortune, anche investigative (oltre che letterarie), del commissario Montalbano non sono, forse, in parte attribuibili anche all’amico giornalista Nicolò Zito della locale Tv di Vigata che lo aiuta a centellinare le informazioni, a depistare quando serve, a informare se è il caso?
Analogamente giornalisti, nel ruolo di protagonisti o di figure di contorno, popolano i libri per ragazzi. Talvolta sono personaggi divenuti celebri come Geronimo Stilton, il topo giornalista, anzi il direttore di giornale, che con la sua redazione e il suo “buonismo” popola un mondo immaginario amato dai bambini, i cui libri sono tradotti in decine di lingue. In Geronimo Stilton, il giornale e il giornalismo sono un medium per animare una serialità che, in nome della notizia e del racconto giornalistico, può spaziare tra ambienti e continenti unificati da una comune morale. E se Geronimo Stilton è il superdirettore di un giornale in un mondo immaginario, pacificato o facilmente pacificabile, Valentina giornalista di Angelo Petrosino (Piemme) è l’animatrice di un’altra serie, alle prese questa volta con il giornalino scolastico.
Infatti, nonostante la tecnologia, l’invasione della rete, i blogs, i siti, il web 2.0 e la collezione di amici su facebook, sembra che il giornalino scolastico – non un blog, non una pagina web ma proprio quello stampato e distribuito – faccia ancora furori. Almeno a dar credito ai romanzi per ragazzi. E sorge una domanda. È questa, ancora oggi, la realtà scolastica o si tratta, invece, di un semplice riflesso di ricordi infantili degli scrittori? Un’inchiesta, a questo proposito, potrebbe dirci molto. Che si tratti di una fantasia o della realtà, la passione per il giornalismo sembra, comunque, nascere sui banchi di scuola come pure il desiderio di poter guidare una redazione e decidere della linea editoriale. Critichiamo la mensa o lottiamo per la ricreazione in cortile? Al giornale di classe (o di istituto) e al suo direttore, spetta l’onore e l’onere di dare la linea. Soprattutto se la battaglia riguarda il rischio di chiusura della scuola come in Da grande voglio fare il giornalista di Pilar Lozano Carbayo (Il Battello a Vapore, 2009).
Altri romanzi sul tema hanno, invece, risvolti autobiografici come Ciao Andrea (Salani, 2008) di Marcello Argilli, scrittore ma anche giornalista, tra i primi a dirigere un giornale di informazione per bambini negli anni Cinquanta (Il Pioniere) e a collaborare con Gianni Rodari. In Ciao Andrea l’autore narra di un giornalista che vive un rapporto intenso con un ragazzo che lo porta a riflettere sul senso della sua vita, che gli lascia in dono ricordi e storie nonostante la sua giovane età. Del resto, di giornalisti diventati scrittori e di scrittori che fanno anche i giornalisti sono pieni gli scaffali delle librerie casalinghe sia dei ragazzi che degli adulti. Normale che ci sia voglia di raccontare il proprio mestiere, soprattutto se si tratta di un mestiere duro, lontano dai riflettori della mondanità e delle collusioni con il potere. Letizia Maniaci ne è un esempio. Con Mai chiudere gli occhi (Rizzoli, 2009), prefazione di Rita Borsellino, l’autrice – giornalista, giovane vincitrice del premio Maria Grazia Cutuli, ci trasporta in tutt’altro mondo, quello della mafia. Il suo racconto autobiografico narra di un sé adolescente che, dall’età di 16 anni, imbraccia la telecamera per raccontare i guasti della Sicilia, lavora per la tv di famiglia, a Partinico in provincia di Palermo, da dove ogni giorno va in onda un tg antimafia seguitissimo.
Talvolta è l’amore per il proprio mestiere, unito al senso di responsabilità, che non dovrebbe mai abbandonare chi svolge questa professione, a spingere il reporter lungo il terreno non sempre facile dello scrivere per i più piccoli. Ci prova, per esempio, il giornalista Fabrizio Gatti con L’Eco della frottola: il lungo viaggio di una notizia sbagliata (Rizzoli, 2010), a seguire il percorso tortuoso delle false notizie e di come – una volta lanciate nel mondo mediatico – sia quasi impossibile fermarle, rettificarle. Gatti sceglie questo approccio al giornalismo “raccontato ai più piccoli” forse perché la sua frequentazione professionale del mondo “degli ultimi” lo rende più attento al diritto-dovere dell’informare e alla figura di chi scrive, testimonial e reporter della storia ma talvolta venditore di fumo, o meglio di frottole.
E sono ancora due giornaliste, Nicoletta Martinelli e Rossana Sisti, del quotidiano l’Avvenire e del suo inserto per ragazzi Popotus, a parlarci di giornalismo, questa volta in un libro di divulgazione per ragazzi. Visto si stampi: viaggio nel mondo dell’informazione. Come nasce un quotidiano (San Paolo edizioni, 2010) è l’esplorazione del mondo del giornale quotidiano, dal rito mattutino della riunione di redazione all’impaginazione, alla stampa sino all’edicola dove il giornale, nato velocemente, altrettanto velocemente si consuma, invecchia e muore. Anche Laura Montanari e Fabio Galati, un’altra coppia di giornalisti, scelgono di raccontare il quotidiano in un libro di divulgazione – Il mio giornale. Manuale per giornalisti in erba (Lapis, 2008) – che privilegia, però, il “come si scrive”. Ed ecco comparire la regola base che studia ogni praticante, il “chi come dove quando e perché” che l’articolo dovrebbe contenere sin dalle prime battute. Allegato al libro, un software di impaginazione per costruirsi il proprio giornale di classe.
Si scrive di carta stampata, mondo dei media, giornalisti. I bambini di oggi, in pochissimo tempo saranno i giovani e gli adulti di domani. Già ora sono una generazione totalmente immersa nel mondo virtuale, in quello spazio di elezione dei social network, dei blog, delle community, delle chat, definito da molti un “maxi ambiente”, con grande forza aggregativa, dove è sempre più sfumata la linea di demarcazione tra chi crea i contenuti e chi ne fruisce e dove il passaparola ha una forza moltiplicativa sconosciuta in passato. È un mondo radicalmente diverso da quello in cui avviene la tradizionale produzione e fruizione delle notizie. In rete, invece, i ruoli sono continuamente scambiabili e mobili, l’informazione diventa più democratica ma anche più incontrollata. Rispetto a questo mondo l’editoria per ragazzi che si occupa di media, informazione, giornalismo sembra un passo indietro. Non che manchino i romanzi in cui si evoca questa realtà, da Il Vangelo secondo Larry (Fabbri, 2003) di Janet Tashjian in cui un ragazzo che non rivela la sua identità esprime le sue opinioni in un sito web seguitissimo a Amiche a prima vista di Giamila Yehya (edizioni Paoline, 2007), dove il blog diventa una sorta di intimo diario pubblico.
Tuttavia blog, chat, community, nell’editoria per ragazzi sembrano confinati in un territorio “privato”, quello dello scambio ludico. E forse non potrebbe che essere così. Difficile pretendere dalle storie e dagli scrittori un’immagine nitida di un mondo della comunicazione e dell’informazione in così radicale trasformazione e sul cui futuro si interrogano da anni i grandi media di tutto il mondo senza avere, almeno fino a ora, dato o trovato risposte certe.
(da LiBeR 90)